«Hanno cercato di far passare un messaggio sbagliato: 'dopo gli ultimi attentati adesso chiudiamo le frontiere'. Ma se guardiamo agli ultimi attentati in Europa...
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«Dobbiamo lottare contro il terrorismo ma anche lottare contro la superficialità di chi ci vuole fare credere che il nemico viene da fuori, che è il fantasma, non qualcosa dentro di noi: voi siete vittime al pari della comunità europea», ha spiegato rivolgendosi ai rappresentanti dei paesi africani. «Abbiamo bisogno di essere più connessi, altro che creare muri. Chi costruisce muri inizia pensando di tenere fuori gli altri ma si sta imprigionando».
«L'Italia - ha aggiunto - non ha nostalgia del passato, ha nostalgia del futuro. Può sembrare difficile da capire ma la nostalgia del passato coglie qualche collega, qualche amico, qualche alleato quando la parola era egemonia. Noi abbiamo nostalgia del futuro, dove l'Africa non è considerata come qualche forza demagogica sostiene la più grande minaccia ma la più grande opportunità». «Il mondo oggi ha nell'Africa la più grande speranza.
Sul fenomeno migratorio «dobbiamo avere uno sguardo strategico. Inutile continuare ad avere atteggiamenti spot. Dobbiamo avere consapevolezza che questo fenomeno durerà anni e l'unica soluzione è una strategia di lungo periodo». Per questo chiederemo alla presidenza olandese della Ue, che domani sarà a Roma, che le nostre proposte siano affrontate al consiglio europeo di giugno, ha proseguito.
«Dobbiamo avere il coraggio di dire che insieme possiamo avere uno sguardo sul futuro ed è per questo che in ogni viaggio che faccio vado in visita alle università». «Non è un caso - ha aggiunto - che il terrorista vada a colpire luoghi simbolici della nostra cultura e della nostra identità: Garissa, il Bardo e ogni giorno le vostre chiese, le vostre moschee e le vostre scuole in Africa. E accade sempre di più nei bar, nei ristoranti, addirittura nei fan club delle squadre di calcio».
«Sarò molto franco: a noi il rapporto con l'Africa preme non solo per una visione etica ma per una visione politica e di utilità reciproca. L'agenda che stiamo cercando di proporre in Europa è totalmente diversa dal passato. Primo, la politica economica, troppo incentrata all'interno e sull'austerity. Molti paesi sono andati in difficoltà. Eppure l'Europa è il principale vicino di casa dell'Africa. L'Europa si è girata verso l'altra parte e noi stiamo cercando di girare la testa dell'Europa, verso l'Africa e il Mediterraneo».
«Io sono stato il primo premier a visitare alcuni Paesi africani sotto il Sahara. Questo è allucinante: l'Italia ha avuto 63 governi in 70 anni. Ma ora, con le riforme, abbiamo deciso di fare come tutti: una volta ogni cinque anni», ha concluso Renzi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino