Attende le relazioni dei due procuratori generali di Napoli e Roma, poi potrebbe decidersi a fare delle convocazioni o a spedire gli ispettori a Napoli e a Roma. Eccola la...
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A spingere il guardasigilli a chiedere verifiche, come appare chiaro, la storia di una o più attività di intercettazione: quella che ha riguardato Tiziano Renzi, intercettato a Napoli dal cinque dicembre fino a Natale del 2016; ma anche in un secondo momento, alla fine di febbraio, quando il fascicolo Consip era passato a Roma (anche se Napoli conserva il filone associativo che, in linea di principio, potrebbe riguardare anche il presunto complice di Romeo, Carlo Russo, e Tiziano Renzi).
Una verifica che nasce dopo la pubblicazione della conversazione tra Matteo Renzi e il padre, lo scorso due marzo, che - secondo quanto riportato da fonti romane - non sarebbe mai stata trascritta dai pm della Capitale. Un’attività ispettiva che nasce proprio mentre torna ad infiammarsi il dibattito politico sulla riforma della legge sulle intercettazioni. Da lunedì prossimo, la discussione generale alla Camera sul ddl sul processo penale con la delega sulle intercettazioni si aprirà nel pieno del caso Consip e dovrà superare lo scoglio fiducia. La delega sulle intercettazioni è tutta da scrivere, il governo ci penserà una volta passato il ddl, l’obiettivo è chiaro: evitare che siano pubblicate conversazioni penalmente non rilevanti. Sulla fiducia, però, le posizioni nel Pd non sono allineate. Orlando vuole utilizzarla: intervistato da Repubblica afferma che la telefonata pubblicata dal Fatto Quotidiano non avrebbe mai dovuto uscire e chiede di approvare subito la legge.
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Il Mattino