C’è chi vorrebbe nascondere un naso “aquilino”, chi vorrebbe lineamenti più “levigati” o chi, semplicemente, vorrebbe risolvere...
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«Quello che è importante è valutare attentamente l’indicazione all’intervento e saper dire no, se la richiesta non è corretta», spiega Francesco D’Andrea, presidente della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Altro fattore importante è considerare il naso nel contesto del viso e adattare la tecnica ad ogni singolo caso. «Non esiste infatti una tecnica ideale, ma un insieme di tecniche che, di volta in volta, vengono utilizzate per rispettare un concetto base che è quello della naturalezza - aggiunge D’Andrea - I nasi tutti uguali erano una caratteristica del passato che l’evoluzione delle tecniche e il nuovo concetto “bellezza uguale naturalezza” hanno superato». Essendo purtroppo una chirurgia delicata, che presuppone un’adeguata preparazione i casi di insuccesso, legati a incompetenza e mancanza di professionalità sono in crescita e le cosiddette rinoplastiche secondarie, cioè interventi volti a correggerne altri sbagliati sono in continuo aumento. L’allarme lanciato dal presidente Sicpre è di «tamponare con regole precise un fenomeno del nostro Paese, dove tutti possono fare tutto senza una specializzazione nel settore, alimentando la crescita dell’improvvisazione, le cui conseguenze poi sono pagate dai cittadini», conclude.
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Il Mattino