Ristoratori in rivolta a Milano: «In sciopero della fame finché non annulleranno le multe»

Ristoratori in rivolta a Milano: «In sciopero della fame finché non annulleranno le multe»
Ha annunciato lo sciopero della fame fino a quando non verranno annullate le multe ai colleghi manifestanti, Paolo Polli, fondatore del Comitato Horeca Lombardia e organizzatore...

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Ha annunciato lo sciopero della fame fino a quando non verranno annullate le multe ai colleghi manifestanti, Paolo Polli, fondatore del Comitato Horeca Lombardia e organizzatore della manifestazione tenutasi ieri a Milano all’Arco della Pace nel segno dello slogan Se apriamo falliamo. Un’iniziativa pensata per protestare contro i mancati aiuti alla categoria da parte del governo e per esortare gli imprenditori a non riaprire in assenza di misure economicamente e socialmente sostenibili, per non vedere fallire buona parte delle imprese del settore.


«Chiediamo la rinegoziazione delle spese fisse di gestione, ma anche la revisione di alcune normative di cui si vocifera in queste settimane. Tre su tutte: vorremmo fossero abrogati l’obbligo di distanziamento sociale al tavolo tra membri della stessa famiglia e coppie, l’obbligo di indossare la mascherina seduti al tavolo e la richiesta di barriere di plexiglass sul tavolo», chiarisce Polli.

Ma torniamo alla cronaca. Nonostante ieri fosse stato mantenuto il distanziamento fra i partecipanti della manifestazione (autorizzata, tra l’altro), la polizia è intervenuta con inusuale severità. Tanto che il sindaco di Milano Beppe Sala ha dichiarato di voler discutere la vicenda con il prefetto. Già, perché dopo aver identificato i presenti, la digos ne ha multati una quindicina. Che dovranno pagare ben 400 euro ciascuno per “assembramento non autorizzato” se il prefetto non dovesse giudicare inadeguato il provvedimento.


E Paolo Polli non ci sta. «Farò lo sciopero della fame qui, all'Arco della Pace, fino a quando non verranno annullate le multe ai compagni manifestanti. La situazione è drammatica. Gli imprenditori del fuori casa non solo stanno pagando da due mesi affitti e mutui a vuoto, ma anche imposte come la tassa dei rifiuti e quella per l’occupazione del suolo pubblico. La gente non lo sa, ma un locale di medie dimensione costa circa 28 mila euro al mese. E noi abbiamo calcolato che mediamente, se non cambiano le normative, considerati i vari vincoli noi ricaveremmo appena 500 euro al giorno. Ecco perché non vogliamo aprire! Ed è vergognoso che in questo contesto ci vengano a multare, quando la Meloni ha manifestato pochi giorni fa a Roma senza alcun disagio», conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino