L'azienda dei rifiuti della Capitale cambia nuovamente presidente: via anche Lorenzo Bagnacani. E la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per concussione: indaga...
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Da allora, invece di cercare una mediazione come sarebbe stato naturale (Bagnacani era stato scelto dalla sindaca Virginia Raggi e dal Movimento 5 Stelle), è cominciata una guerra tra Ama e Roma Capitale, tra lettere e materiale in procura, culminata dieci giorni fa - dopo undici mesi di polemiche - con la delibera della giunta che ha bocciato il bilancio di Ama e l'assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari, che si è dimessa contestando quella decisione che si basava sul parere del collegio sindacale che inizialmente era favorevole e a dicembre è diventato contrario. Secondo un parere legale commissionato da Bagnacani, quel collegio sindacale guidato da Mauro Lonardo non poteva esprimersi perché era già decaduto.
CAMBIO
E ora Virginia Raggi ha affidato l'Ama proprio al collegio sindacale guidato da Lonardo. Poi con una procedura pubblica cercherà il quinto presidente in meno di tre anni, un record perfino comico se la situazione non fosse drammatica. Altro che rivoluzione dei rifiuti, queste continue piroette sono la migliore spiegazione dell'instabilità che ha come inevitabile risultato un'azienda in crisi e le periodiche emergenze con la spazzatura per strada. E tutto avviene mentre la procura sta indagando per reati gravi come la concussione e ha già ascoltato, come persone informate sui fatti (in qualche modo come accusatori) l'ex assessore ai Rifiuti, Pinuccia Montanari, e lo stesso Bagnacani, con i quali si è schierato, non senza amarezza per quanto successo, anche Beppe Grillo. Anche Lonardo è stato sentito in procura.
Ieri la sindaca ha revocato il Cda, non solo Bagnacani, ma anche gli altri due membri, Andrea Masullo e Vanessa Ranieri. Le motivazioni scritte in un'ordinanza della Raggi spiegano: «Le azioni attuate dagli amministratori, nonostante le sollecitazioni ad assolvere, con tutta l'urgenza del caso, alle attività necessarie a scongiurare le evidenti carenze gestionali e assicurare la tutela degli interessi pubblici, hanno rilevato un livello di criticità tale da fare dubitare dell'affidabilità dell'attuale gestione aziendale, soprattutto con specifico riferimento alla riformulazione di un nuovo progetto di bilancio di esercizio 2017».
L'ordinanza mette in discussione i risultati raggiunti da Ama per la gestione del servizio, quando fino a poche settimane fa in ogni comunicato stampa Roma Capitale rivendicava i miglioramenti del servizio, la diffusione della differenziata, ci sono decine di post che dicono che a Roma la raccolta va benissimo. Da qualche settimana l'improvvisa retromarcia rispetto al mood della propaganda pentastellata su Facebook. «Qui sembra essere a Caracas» diceva amareggiato un dirigente dai piani alti del palazzo di via Calderon de la Barca ieri nel tardo pomeriggio. Come in Venezuela, l'Ama si è trovata per alcune ore con due presidenti. Bagnacani non riconosceva Lonardo come nuovo presidente pro tempore, Lonardo sosteneva che l'ordinanza gli affida i poteri. Un parere legale ha evitato l'impasse, Lonardo è il gestore pro tempore, anche se nel Cda stanno pensando a un ricorso. Ma Bagnacani era anche direttore generale e insieme alla consulente per la differenziata Mariella Maffini prendeva le decisioni operative. Lonardo è un grande esperto di bilanci, non di gestione di un'azienda dei rifiuti. Si corre verso l'ignoto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino