Roma, Marco Palumbo del Pd bestemmia durante il consiglio comunale: «Mi scuso con tutti, è stata una giornata infernale»

Roma, consigliere bestemmia durante il consiglio comunale: seduta sospesa
Una bestemmia durante il consiglio comunale di Roma. Durante una seduta virtuale dell'Aula Giulio Cesare, un consigliere del Partito Democratico, Marco Palumbo, ha lasciato il...

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Una bestemmia durante il consiglio comunale di Roma. Durante una seduta virtuale dell'Aula Giulio Cesare, un consigliere del Partito Democratico, Marco Palumbo, ha lasciato il microfono aperto e si è lasciato sfuggire una bestemmia che è stata ascoltata nitidamente da tutti i partecipanti.


Dopo alcuni secondi di interminabile silenzio e imbarazzo, il presidente dell'aula Giulio Cesare Marcello De Vito non ha potuto fare altro che interrompere la seduta, tra gli sguardi esterrefatti di tutti i consiglieri comunali. 

Come è noto, le sedute del consiglio comunale, a causa dell'emergenza Covid-19, si stanno svolgendo in video conferenza e oggi, vista la discussione di un gran numero di ordini del giorno ed emendamenti collegati a due delibere, le votazioni avrebbero dovuto svolgersi in modalità elettronica anzichè tramite l'appello di tutti i consiglieri. 

Il sistema, pare abbia dato però dei problemi e il consigliere del Pd Palumbo, che aveva chiesto di intervenire, ha lasciato acceso il microfono, senza accorgerse. Da lì il patatrac: tutta l'aula virtuale ha ascoltato la sua bestemmia.

A quel punto, il presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, ha immediatamente invitato i consiglieri a fare attenzione ai microfoni accesi e ha sospeso la seduta per convocare l'ufficio di presidenza.

Il consigliere democratico Palumbo, che Leggo ha raggiunto telefonicamente, è laconico nel suo commento: «Mi sono scusato subito - spiega - l'ho fatto un minuto dopo, in aula. E ribadisco anche tramite voi di Leggo le mie scuse, ho fatto anche una nota sulla pagina FB del gruppo consiliare».
 

Cosa è successo, consigliere?
«È stata una giornata infernale, il sistema di voto non funzionava, mi ha riempito di sms con i codici per votare per tutto il giorno».

Ma non si è accorto che il microfono era acceso?
«Ovviamente no. Più che essermi scusato non so che altro dire. Posso aggiungere che è una rarità, che non lo faccio mai. Purtroppo sono giornate assurde»

In che senso?
«Una riunione dopo l'altra, è un continuo essendo online. Tutti pensano che tu sia sempre disponibile. Però mi faccia anche dire una cosa».

Certo. 

«Mi sembra che ci siano problemi ben più importanti da affrontare in questa città, capisco tutto. Mi sono scusato un minuto dopo, ripeto, l'ufficio di presidenza si è riunito e ha stigmatizzato l'accaduto. Basta». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino