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La trattativa con Google è avviata. Roma come Rio de Janeiro e Israele: i dati di “Big G” aiuteranno a sbrogliare il traffico negli incroci dall’imbottigliamento facile, croce (e zero delizia) per gli automobilisti, soprattutto all’ora di punta. Ieri la giunta Gualtieri ha acceso la luce verde al progetto dei semafori intelligenti: con una memoria, il Campidoglio ha dato mandato alla sua controllata “Roma Servizi per la Mobilità” di «avviare azioni volte all’ottimizzazione dei cicli semaforici per migliorare la viabilità, la sicurezza stradale e ridurre l’inquinamento».
Formalmente si passerà da una call, per ingaggiare «enti di ricerca e operatori di mercato» in possesso di «studi basati sui dati di traffico e mobilità». Studi che saranno «ceduti gratuitamente». In pole, si diceva, c’è Google. I rappresentanti italiani del colosso di Mountain View a novembre, come svelato dal Messaggero, hanno spedito un dossier all’assessore ai Trasporti di Gualtieri, Eugenio Patané, per raccontare come «l’intelligenza artificiale possa migliorare l’efficienza dei semafori».
Il Campidoglio è interessato, ma naturalmente tocca seguire la trafila burocratica. Ecco perché ora l’agenzia della Mobilità comunale lancerà una call, aperta a tutti. Ma in pole, dato il predominio mondiale nel settore, c’è appunto “Big G”, che si è già fatto avanti. L’opposizione, soprattutto FdI, ha polemizzato, ipotizzando problemi di privacy. Ecco perché ieri Patané ha precisato che tutte le «informazioni sarebbero integrate con quelle sulle configurazioni degli impianti semaforici gestiti da Roma Servizi per la Mobilità per conto dell’amministrazione capitolina». I tecnici del dipartimento Trasporti hanno già discusso dell’operazione. Si dovrebbe partire da 3 incroci particolarmente congestionati: piazzale Appio, il Porto Fluviale e probabilmente la Colombo. I tempi? L’idea è di partire per giugno. Poi, dopo 2 mesi di test, grazie ai dati rilevati dal satellite si capirà come migliorare l’impatto sulla viabilità dell’Urbe, che nel 2020 ha conquistato lo sciagurato record di città più imbottigliata del mondo dopo Bogotà. «Lo studio dei flussi - conclude Patané - può essere di grande aiuto per trovare soluzioni per decongestionare il traffico in particolari punti critici e per ridurre le emissioni inquinanti».
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