Roma blindata, in discoteca con il metal detector e filtri all'ingresso delle università

Roma blindata, in discoteca con il metal detector e filtri all'ingresso delle università
Il messaggio terrorizzante di una mamma romana registrato dalla figlia e rimbalzato sui social per impedirle di uscire di casa per paura di possibili attentati, ha già fatto...

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Il messaggio terrorizzante di una mamma romana registrato dalla figlia e rimbalzato sui social per impedirle di uscire di casa per paura di possibili attentati, ha già fatto storia, ma le abitudini dei giovani nella Capitale cambiano. L'orrore del Bataclan a Parigi resta scolpito nei cuori. Ed ecco così che per entrare nei locali non basta più appellarsi a un buon pr per mettersi in lista, ma ora bisogna pure sottoporsi al metaldetector. Anche la movida si blinda e nelle scuole e nelle università si entra solo dimostrando di essere studenti con il tesserino o il libretto di iscrizione alla mano.




COME ALLO STADIO

«Mi ha fatto una certa impressione - racconta Marco, studente del liceo Virgilio - ero in fila in una storica discoteca di Testaccio e la security controllava tutti, venivano fatte aprire le borse, passato lo scanner. È stato peggio che allo stadio, per un momento il gusto per il divertimento è passato». E altri ammettono: «Cerco di evitare il centro storico – ammette Giovanni, 17 anni liceale del Giulio Cesare a Corso Trieste - È una decisione che ho preso insieme ai miei amici. Continuiamo a frequentarci, come abbiamo sempre fatto, ma dopo quello che è accaduto in Francia, scegliamo luoghi meno affollati». Della paura legata al terrorismo se ne parla anche tra i banchi a lezione e tra gli obiettivi sensibili da proteggere ci sono anche le scuole, le università e i musei. «Ma se qualcuno immagina che il controllo si espliciti con una camionetta dell'Esercito e due militari h24 davanti agli istituti scolastici o ai musei si sbaglia: invito a fare il calcolo di quanti luoghi del genere ci sono a Roma», spiegava ieri il prefetto Franco Gabrielli.

SOTTO SCORTA

All'università cattolica Lumsa, in borgo Vittorio, a due passi dal Vaticano, non ci sono militari o vigilantes di guardia. Qui frequentano le lezioni di Scienze della Comunicazione e Psicologia centinaia di studenti. Poco più in là in via di Porto Castello c'è l'auditorium universitario. «Da alcuni giorni - spiegano alcuni studenti - lo staff dell'università ci chiede il badge o il libretto di iscrizione all'ingresso, per essere sicuri che nelle aule e nelle sale comuni non accedano esterni o persone non conosciute. Certo abbiamo un po' di timore, ma non possiamo vivere sotto scorta».


In maniera simile si sono attrezzate anche la Luiss Guido Carli e la Link Campus University. Più difficile mettere argini a La Sapienza, 115mila studenti dislocati in dieci ettari di città universitaria e nelle sedi distaccate. Qui però è consolidato il sistema di vigilanza privata interna, con telecamere e allarmi collegati agli istituti e alle biblioteche e presidiati anche dal commissariato interno di polizia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino