Matteo Salvini alza il tiro nella guerra di parole con Roberto Saviano, che lo ha definito «il ministro della crudeltà», ipotizzando di valutare se confermargli...
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«La mafia si combatte con i fatti, non con le chiacchiere e con i bla bla... andando in televisione a fare i fenomeni - ha aggiunto Salvini a Terni in occasione di un'iniziativa elettorale - Ricordo che Sciascia parlava dei Wprofessionisti dell'antimafia". Quelli che hanno costruito una carriera e una fortuna economica parlando di mafia e di camorra. Noi, molto semplicemente, vedremo di parlarne poco ma di portagli via anche le mutande a questi disgraziati. La mafia mi fa e ci fa schifo. Lo dimostreremo con i fatti, non con i bla bla».
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E gli manda «un bacione».
Con Saviano si schiera tutto il centrosinistra. Pietro Grasso, leader di Leu ed ex magistrato antimafia, sostiene che Salvini «vuol far capire a Saviano di non criticarlo, di stare zitto, altrimenti può intervenire per lasciarlo senza protezione». «Salvini minaccia e alza la voce perché non sa di cosa parla - twitta il capogruppo Pd alla Camera ed ex ministro Graziano Delrio -. Tolga a me la scorta ma la lasci a Roberto Saviano». I Verdi chiedono a Salvini di dimettersi, il radicale Roberto Magi lo vede «inadatto a fare il ministro». Con Saviano, tra gli altri, anche Federica Angeli, reporter sotto scorta, il sindacato giornalisti Fnsi e il figlio di Daphne Caruana Galizia, cronista maltese uccisa, che parla di «minaccia di morte» e ricorda che alla madre fu negata la protezione. «Chi ricopre cariche istituzionali - è invece l'avvertimento lanciato dai microfoni del Tg1 da parte del Pm Nino Di Matteo - dovrebbe conoscere bene la mentalità dei mafiosi in modo da evitare che certe dichiarazioni siano interpretate come un segnale di indebolimento». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino