PIEDIMONTE MATESE Dal 2013 al 2015, tre interventi chirurgici per tumore alla mammella. E soltanto uno, uno in tre anni, per tumore alla cervice. Fu profetico chi volle intitolare...
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Nella Campania dove morire di cancro è più probabile che nel resto d'Italia, dove la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di tumori alla mammella, cervice e colon-retto è inferiore di quattro punti percentuali rispetto al Nord e al Centro, i numeri dell'Ave Maria Gratia Plena appaiono stridenti. Ma di più, lo sono le condizioni che li hanno prodotti. Ad accoglierci in ospedale, dove i lavori di manutenzione della facciata sono stati avviati dopo 40 anni di stallo, in un'area a rischio sismico dove il distacco di parti di intonaco e calcinacci fino a poco tempo fa metteva a rischio personale e pazienti, parti rimesse a nuovo si alternano a un evidente degrado.
E la medesima sensazione di essere in un ospedale da campo, non può essere soffocata neppure al terzo piano, dove tra corridoi lindi, e locali per la degenza che profumano di nuovo, pure si nascondono deficit evidenti . Qui, nel reparto di Ginecologia retto dalla dottoressa Rosanna Volpicelli, sono stati effettuati dal 2012 al 2015 tre interventi per tumore alla mammella e solo un intervento per tumore alla cervice. Ma comprendere il perché è più difficile di quanto non dicano i numeri. Alla gestione di sedici posti letto, sono demandati infatti quattro medici, più un assistente con contratto co.co.pro. «Siamo sotto organico, cerchiamo di fare i salti mortali per coprire i turni», denuncia Volpicelli. Il modulo oncologico interno a Ginecologia, affidato a Fernando De Novellis, è in pratica messo nelle condizioni di non potere intervenire.
«Siamo in quattro in tutto.
Il Mattino