«Parte da Napoli il primo progetto di Rete Cardioncologica che mette in collegamento 10 ospedali della Campania per garantire un rapido accesso alle cure e un...
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La Rete Cardioncologica in Campania mira ad inserirsi sulla rete oncologica campana coordinata dall'Istituto Pascale: «L'obiettivo della cardioncologia - spiega Maurea - è diagnosticare, prevenire e trattare le eventuali complicanze cardiovascolari nei pazienti che seguono terapie antitumorali. Infatti, se la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti oncologici oggi supera il 70%, con punte tra il 90 e il 100% (come ad esempio in alcuni casi di tumore al seno e della prostata) e in Italia i sopravviventi sono esattamente 3.460.025 nel 2019 - in Campania sono circa 350.000, con un incremento del 24% rispetto al 2010 - purtroppo i dati confermano che il 50% dei decessi è dovuto alla patologia oncologica mentre per il 30% dei pazienti oncologici è legata a complicanze cardiovascolari, alcune volte causate proprio dalle terapie antitumorali. Per cui lo sforzo di creare una Rete Cardioncologica campana coordinata dal Pascale e volta a gestire tempestivamente queste complicanze assume un valore sociosanitario fondamentale».
«Gli ospedali in rete - aggiunge De Laurentiis - sono il Pascale, AOU Federico II, AOU L. Vanvitelli, AOU Salerno, Ospedale dei Colli, Cardarelli, Ospedale del Mare, ospedale Rummo di Benevento, il Moscati di Avellino e l'ospedale San Sebastiano di Caserta. Ma oltre al confronto continuo tra cardiologo ed oncologo sulle terapie prescritte ai pazienti, è fondamentale, è stato rilevato, l'interazione con il territorio, con i cardiologi ambulatoriali e i medici di medicina generale». «Lavorando in sinergia (cardiologi, oncologi, ospedali in rete cardioncologica regionale), abbatteremo ulteriormente i tempi per la presa in carico del paziente; ed essendo in campo cardiologico il fattore tempo una variabile decisiva, il risultato si tradurrà in un maggior numero di vite salvate».
Anche lo sport è fondamentale per il recupero del paziente. Secondo i dati della Fondazione AIOM, infatti, il 38% delle persone colpite da tumore non fa sport, nonostante ne siano stati ampiamente dimostrati i benefici: praticare infatti una regolare attività fisica aiuta a combattere il cancro, a contrastare gli effetti collaterali delle terapie antitumorali e a prevenirne persino le recidive: «Ma il dato che emerge al congresso, che è una recente acquisizione scientifica - afferma Maurea - è che l'esercizio fisico intenso protegge dalla cardiotossicità dei farmaci antitumorali. Fare sport intenso, insomma, previene lo scompenso cardiaco e questo è particolarmente vero nelle donne affette da cancro al seno». De Laurentiis conferma: «Con mezz'ora di attività fisica moderata da praticare tutti i giorni si ottengono benefici inimmaginabili; per esempio, si riduce del 25% la mortalità per tumore del seno nelle donne rispetto a quelle sedentarie». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino