Santanchè: «Nessun avviso di garanzia, una campagna di odio contro di me». Ma la procura la smentisce: è indagata

L'autodifesa della ministra in Senato, in Aula mostra il certificato: «Niente carichi pendenti». Però è di 7 mesi fa

Santanchè: «Nessun avviso di garanzia, una campagna di odio contro di me». Ma la procura la smentisce: è indagata
In serata, arriva la nota di Daniela Santanchè. Ha appena appreso dalle agenzie di stampa che sarebbe «iscritta nel registro degli indagati (sebbene ciò non...

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In serata, arriva la nota di Daniela Santanchè. Ha appena appreso dalle agenzie di stampa che sarebbe «iscritta nel registro degli indagati (sebbene ciò non risultasse dal certificato a suo tempo estratto nel mese di dicembre 2022)». Un’ennesima precisazione dopo che un paio d’ore prima, Ansa aveva reso noto - citando «fonti della Procura» - l’indagine a suo carico a Milano per bancarotta e falso in bilancio rispetto all’azienda Visibilia. Secondo l’agenzia, l’indagine non era più secretata in quanto era scaduto il termine di tre mesi. Santanchè nella nota ricostruisce così il caso: «la de-secretazione sarebbe stata disposta intorno al mese di gennaio/febbraio 2023», ma da allora non è mai arrivato un avviso di garanzia nè la notizia è mai stata diffusa. Fino a ieri, quando «sarebbe stata fornita ai mezzi di informazione, in concomitanza proprio con l’audizione resa oggi in Senato».

 

 

Santanchè in aula

Una notizia arrivata improvvisamente a rimettere le cose in discussione dopo l’informativa di Santanchè al Senato. Appuntamento al quale si era presentata con il suo stile, attaccando: «Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi, per escluderlo, ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi».


La ministra aveva denunciato una «campagna d’odio», citando un articolo pubblicato ieri su un quotidiano con «dati oscuri e senza fonte». Forse «una classica imboscata», «pratiche sporche e schifose» le aveva definite, chiedendosi retoricamente «se sia un paese normale quello in cui un giornalista dice di conoscere cose secretate». Applausi dalla maggioranza all’affermazione: «Oggi tocca a me, domani potrebbe colpire qualsiasi cittadino, politico e non». La ministra aveva poi mostrato in Aula il certificato dei carichi pendenti, anche se per sapere di un’indagine a proprio carico serve un atto diverso, l’accesso al registro delle notizie di reato (concesso se non coperte da segreto).

 


Con riferimento alle due società nel mirino (Ki Group e Visibilia) Santanchè aveva chiarito di aver solo usato «gli strumenti messi a disposizione dai precedenti governi» e di non aver mai «abusato delle posizioni apicali delle aziende», né di aver ricevuto favoritismi. La partecipazione in Ki Group «non ha mai superato il 5 per cento» e da oltre due anni «sono cessata da tutte le cariche sociali in tale gruppo». Rispetto alle quattro società Visibilia, al centro di «una complessa operazione di risanamento», Santanchè ha precisato di essere solo azionista di minoranza e di aver «messo a disposizione il mio patrimonio. Per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso». Ha poi smentito di aver fatto lavorare una dipendente in cassa integrazione a zero ore.
La fonte dell’inchiesta era stata individuata da Santanchè in un socio di minoranza (di cui non viene fatto il nome) che ha «tentato di costringermi ad accordi inaccettabili» e diffidato tramite lo studio La Russa (unico intervento a lui riconducibile). Questo anonimo socio viene descritto come «una sorta di finanziere partito da Torre del Greco, andato a Londra, poi in Svizzera e che ora risiede alle Bahamas». Non è mancata la stoccata a quelli che le rivolgono «le critiche più feroci» ma che in privato la chiamano «per prenotare nei locali di intrattenimento che io ho fondato».

 

 

La maggioranza

Giorgia Meloni, di ritorno dalla Polonia, non ha seguito l’informativa della ministra. Guardando le agenzie, raccontano nella maggioranza, non sarebbe stata entusiasta della difesa di Santanchè anche se pare abbia tratto ulteriori conferme sulla necessità di riformare la giustizia per evitare che un indagato scopra di esserlo dai giornali. 


L’esecutivo però ieri si era presentato al completo in Senato come gesto di solidarietà. Uscendo, Santanché ha salutato con un bacio il ministro della Salute Schillaci, poi Annamaria Bernini, e ancora, la ministra del Lavoro Calderone e quello per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Nel corso degli interventi, Pierantonio Zanettin di FI aveva rimarcato la «solidarietà concreta forte e reale» dell’esecutivo, mentre toni distensivi (dopo qualche ambiguità dei primi giorni) erano arrivati anche dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo che aveva definito l’informativa un «atto non dovuto» e puntualizzato: la ministra «ha dato tutti i chiarimenti necessari». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino