Schettino: non scappo, aspetto il tribunale. Gli amici di Meta: richiesta eccessiva

Schettino: non scappo, aspetto il tribunale. Gli amici di Meta: richiesta eccessiva
La luce al primo piano è accesa, ma nessuno risponde al citofono. Nello stretto vico San Cristoforo, proprio di fronte al...

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La luce al primo piano è accesa, ma nessuno risponde al citofono. Nello stretto vico San Cristoforo, proprio di fronte al portone antico dall'arco grigio di piperno, parla solo la scritta di vernice che resiste al tempo da un anno: «Stampa e tv uguale infamità». È il giorno delle richieste dei pm su Francesco Schettino. Il giorno della richiesta a 26 anni e all'arresto, accompagnato da una definizione beffarda: «Incauto idiota». Ma il comandante in casa non c'è.



Suona la campana per la Messa serale, tra vico San Cristoforo e via Lamma non gira nessuno.



«Il comandante non abita più qui», dice però poco più avanti un ragazzo, seduto al freddo sulle panchine di fronte l'hotel «Panorama». Conferma una voce che gira da tempo: Schettino si sarebbe spostato da tempo in una casa del fratello Salvatore poco distante piazza Ascensione, dove vivrebbe da solo. Anche lì, però, nessuno ha visto il comandante. Nella sua Meta, l'indifferenza sembra accogliere la notizia che arriva da Grosseto.



Il protagonista, chissà dove, è stato informato per telefono dall'avvocato Domenico Pepe. Alla notizia è ammutolito, ha detto solo: «Aspettiamo il tribunale, vedremo». L'avvocato ha cercato di rasserenarlo, ha ripetuto che «si tratta di un reato colposo, la richiesta non sta in piedi. Come se si trattasse di un feroce terrorista, neanche Pacciani è stato trattato così».



Schettino ha assicurato al suo avvocato: «Sarò in aula nel giorno delle arringhe difensive». Ma l'aria a Meta è molto diversa rispetto a qualche anno fa. Nella storica «Casina dei capitani» in via Municipio, il presidente Michele Miccio non c'è. Al primo piano c'è un convegno, al piano terra guarda arcigno dalla parete il ritratto del fondatore: il capitano Francesco Romano che fu il primo presidente nel 1907. Accanto al grosso biliardo, circondato da immagini di navi e il modellino della «Carmela C», Giovanni Esposito, timoniere da tempo in pensione, alza le braccia: «Schettino ha fatto molto male alla penisola sorrentina e al nostro buon nome. Io sono stato su navi da crociera come l'Angelina Lauro, in giro per il mondo. Così vicini alla costa non ci siamo mai stati». A 84 anni, l'anziano timoniere ha la sincerità giustificata dall'esperienza di chi ne ha viste tante. Qui ha incontrato tanti capitani di lungo corso, marittimi, presidenti. Ora i soci sono solo 45 e, dice, «ai giovani, che da allievi trovano contratti su navi da crociera per appena 6-700 euro, bisognerebbe dare buoni esempi. Molta gente ha cambiato idea, sulla storia della Concordia, molti di meno giustifcano l'accaduto».





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