«Sarà l'anno della svolta e dell'alternativa». Deve aver scritto questo Elly Schlein sul pacco del regalo che ha piazzato sotto il suo albero di Natale...
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Se non fosse che Conte, anche ieri, ha ripetuto: «Con i dem? Abbiamo rapporti chiari e trasparenti». Vero. E riassumibili in questo con tanti saluti per il presepe: secondo l'ultimissimo sondaggio di ieri, M5S è a soli 4 punti e mezzo di distanza dal Pd (15,3 contro 19,7) ed è «chiaro» e «trasparente» l'obiettivo del CamaleConte: superare alle Europee i dem e piazzarsi lui - altro che Elly «capace magari di federare le correnti del Pd» o Gentiloni o Rosi Bindi o Sala - come federatore del centrosinistra ossia come candidato della coalizione alla premiership per le Politiche del 2027 che, ne è convinto anche Giuseppe oltre ad Elly, potrebbero svolgersi anche prima della data naturale.
I RISCHI
L'anno che viene sarà dunque decisivo per Schlein: battere qualche colpo serio contro Meloni, il che significa non perdere le Europee e non farsi cacciare dal piano nobile del Nazareno, e non farsi surclassare da Conte. Due imprese non facili affatto. Oltretutto aggravate dal fatto, già messo nel conto, che le Regionali in Sardegna, Piemonte, Abruzzo, Molise, Basilicata potrebbero finire 5 a zero per la destra e, particolare ancora più rilevante, c'è il rischio che Firenze, di sinistra da sempre, passi di mano nelle Comunali a causa di Renzi che va per conto proprio, di un pezzo del Pd che non accetta la candidata sindaca scelta senza primarie, della sinistra girotondina che corre separatamente e via così.Dal local al global, se Meloni alle Europee si candida in FdI, Schlein potrebbe fare altrettanto. Ma poi bisognerà vedere se prende più voti personali Giorgia o Elly, ed è facile prevedere l'esito del duello. Dalla parte della segretaria c'è comunque il fatto che lei rappresenta ancora una novità nel firmamento della sinistra, e che potrebbe scattare - contro i soliti notabili che le fanno la guerra e contro la destra egemone - il voto utile a sostegno di Schlein. Anche per mettere a riparo la sinistra classica desiderosa di innovazione dal populismo tradizionale di marca contiana, che vuole distinguersi dai dem con l'«europeismo critico», il pacifismo cieco, la retorica anti-banche, l'equidistanza tra Russia e Ucraina, il Free Palestine contro Israele, il rigore anti-immigrati contro la tolleranza progressista su questo tema.
Il 2024 sarà, semplicemente, l'anno della conferma o della smentita della leadership di Schlein e lo sanno tutti a cominciare dai suoi critici come Bonaccini il quale ieri ha detto: «No alle liti tra i dirigenti». Traduzione: basta dare a Elly la sensazione della precarietà. Che però esiste. Anche se, dopo di lei, non si vede davvero all'orizzonte chi possa sostituirla alla guida del partito. Non Gentiloni, perché non ne ha voglia e non è questo il suo mestiere. Il rischio per l'anno nuovo è quello della tentazione dei presepi vecchi - ossia del ritorno alle classiche guerre tra notabili in una spirale di autoreferenzialità acuta - e del revival delle formule insignificanti: campo largo, federazione, Ulivo 4.0, Neo-Unione e via così. Uno scatto di reni, e di fantasia, da parte di Schlein, non farebbe bene soltanto a se stessa ma all'intero sistema.
M.A.
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