Clonate le prime cinque scimmie malate per studiare diabete, ansia e tumori: sono insonni

Clonate le prime cinque scimmie malate per studiare diabete, ansia e tumori: sono insonni
Le cinque scimmiette Ogm clonate in un istituto dell'Accademia cinese delle scienze di Shanghai, insonnì e con un'alterazione importante del ritmo circadiano,...

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Le cinque scimmiette Ogm clonate in un istituto dell'Accademia cinese delle scienze di Shanghai, insonnì e con un'alterazione importante del ritmo circadiano, «potranno rivelarsi molto preziose per far progredire la ricerca contro diabete, obesità ma anche invecchiamento precoce». A prevederlo è il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'Università di Roma Tor Vergata, che commenta all'Adnkronos Salute la ricerca descritta in due articoli pubblicati online sulla rivista “National Science Review”.


«La clonazione è una tecnica ormai assodata, come pure il gene editing, già utilizzato in Cina su embrioni umani. In questo caso a rendere molto interessante lo studio è proprio il gene 'bloccatò dai ricercatori, estremamente importante per il ritmo circadiano. Oltre al fatto che lo studio riguarda un mammifero molto vicino all'uomo. Le scimmiette geneticamente modificate non dormono, e sappiamo che i disturbi del sonno - ricorda Novelli - portano a patologie importanti, come appunto obesità, diabete e invecchiamento precoce. Ma finora non avevamo un animale modello di malattia così vicino a noi: esisteva solo un topo geneticamente modificato, che però è più lontano da noi rispetto alla scimmia».

Avere a disposizione, e poter studiare, un modello animale «biologicamente tanto vicino a noi - continua il genetista - potrà aiutarci a far luce sull'origine di obesità e diabete, ma anche a contrastarli. Sappiamo infatti che mangiare una pizza a mezzogiorno non è come farlo a mezzanotte. Se le scimmie clonate si riveleranno un modello efficace, potranno permetterci di fare grandi passi avanti. Un altro campo su cui la ricerca scommette è quello delle cellule Ips (le staminali 'ringiovanitè, o pluripotenti indotte): nel mio laboratorio le studiamo come modello in vitro di malattia», conclude.

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Il Mattino