Senato, numeri sul filo, ma pronto il soccorso anti-urne

Senato, numeri sul filo, ma pronto il soccorso anti-urne
Si fa presto a dire, come fa il segretario di Scelta civica Enrico Zanetti, rimasto fuori dal governo, «i nostri numeri al Senato potrebbero essere decisivi»....

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Si fa presto a dire, come fa il segretario di Scelta civica Enrico Zanetti, rimasto fuori dal governo, «i nostri numeri al Senato potrebbero essere decisivi». Perché se è vero che, dati alla mano, l’esecutivo Gentiloni corre sul filo, in equilibrio precario, è altrettanto vero che un manipolo di senatori “soccorritori” si trova sempre. Da Gal a Forza Italia, al Misto, un contingente di “responsabili” è pronto a intervenire in extremis, senza scomodare Verdini . 


Si parte dai 169 voti che hanno dato il via libera al nuovo esecutivo, 8 sopra l’asticella della maggioranza assoluta, fissata a quota 161. La diaspora con la minoranza Dem è sempre possibile ma sulla carta la maggioranza può contare su 111 senatori pd e su 29 centristi. 
La defezione dei 18 senatori di Scelta civica e verdiniani, dicevamo, non preoccupa Gentiloni. Primo, perché non riguarderebbe un eventuale voto sulla fiducia, per stessa ammissione dell’ex viceministro dell’Economia Zanetti. Secondo perché sui singoli provvedimenti basterà una accurata regia per non andare sotto. È successo tutte le volte in cui per approvare un provvedimento bastava la semplice maggioranza. Il gioco d’Aula dei congedi, delle “non presenze”, la strategia per abbassare il quorum ha consentito il via libera anche con soli 144 voti. Non alchimie, dunque, ma fatti concreti. Ci sono poi le questioni cosiddette “personali”.


Al nuovo presidente del Consiglio potrebbero venire a mancare i voti dei 3 senatori dell’Idv tagliati fuori dal sottogoverno. Una ritorsione. Ma l’ipotesi è molto improbabile visto che i 3 in questione, gli ex 5 Stelle Molinari, Bencini e Romani fanno ormai parte integrale della maggioranza e non avrebbero alcun interesse ad andarsene a casa in anticipo. Stesso dicasi per gli ex Sel Dario Stèfano e Luciano Uras che hanno votato la fiducia e per Maurizio Rossi di Liguria Civica. In tutto sono 11 i senatori “filo governativi” del Misto, numero che potrebbe anche aumentare. Così come i voti Gruppo Autonomie potrebbero diventare 17 se, come sembra, Claudio Zin, eletto nella circoscrizione America Meridionale, dovesse distanziarsi dal Maie. Ci sono poi i senatori a vita. Dei quali gli unici rimasti in campo, quelli che cioè svolgono vita parlamentare, sono l’ex presidente emerito Giorgio Napolitano e Mario Monti. Il Nobel Carlo Rubbia in Aula non si è quasi mai visto: l’archistar Renzo Piano ha varcato l’ingresso di palazzo Madama solo in rare occasioni, una per commemorare Abbado, l’altra per presentare il suo progetto di rammendo delle periferie urbane. Come dire che l’asticella si abbassa e il partito dei gentiloniani, di chi è pronto ad allungare la vita al governo, continua a raccogliere nuovi adepti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino