Catania, dottoressa violentata in guardia medica, nessun risarcimento a Serafina Strano: «Sono sola, combatto ogni giorno»

Catania, dottoressa violentata in guardia medica, nessun risarcimento a Serafina Strano: «Sono sola, combatto ogni giorno»
«Vivo ogni giorno un profondo senso di ingiustizia. Paradossalmente il mio aggressore è in carcere tutelato dallo Stato e io sono sola, io combatto ogni...

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«Vivo ogni giorno un profondo senso di ingiustizia. Paradossalmente il mio aggressore è in carcere tutelato dallo Stato e io sono sola, io combatto ogni giorno». A parlare con l'Adnkronos è Serafina Strano, il medico che nel 2017 venne violentata da un paziente durante il suo turno alla Guardia medica di Trecastagni (Catania).


Sono passati due anni da quelle tre ore in cui la dottoressa rimase in balia del suo violentatore e oggi, dopo le udienze, i processi, le lotte per ottenere una maggiore sicurezza per i medici, Serafina si trova ad affrontare una nuova battaglia. L'assicurazione ha respinto la richiesta di indennizzo per la violenza subita. «In relazione al sinistro le comunichiamo che non possiamo effettuare alcun pagamento poiché il diritto all'indennizzo risulta prescritto» scrive il liquidatore. «Si tratta di una polizza per infortuni stipulata dall'Asp di Catania per ogni medico della Guardia medica - racconta - La pratica era stata aperta d'ufficio dall'Azienda subito dopo la mia violenza ma da allora nessuno si è preoccupato di darmi notizie. Dall'ufficio legale non hanno fatto nulla e ora mi dicono che la documentazione avrei dovuto inviarla io...».



«Sono stata io a chiedere chiarimenti, mentre dall'ufficio legale dell'azienda continuavano a dirmi che era tutto a posto - aggiunge la dottoressa - Adesso basta. Voglio conto e ragione di questa storia e di quanto è successo». La dottoressa Strano è pronta a fare causa all'Asp di Catania. «Fino adesso ho aspettato - dice - ma dopo quanto è successo con l'assicurazione forse non lo farò più. Sono stata invitata a riunioni, a conferenze stampa, a far parte di un Comitato. Ho ricevuto fiumi di parole di solidarietà e vicinanza, ma nei fatti?».


La sensazione di lottare da sola è quella che pesa di più. «Io non sto approfittando di nulla - ripete - Non dovevo arrivare a fare tutte queste cose da sola. Sono tornata in servizio in un posto dove mi hanno ricollocata e dove sostanzialmente faccio la tappabuchi malpagata. L'Asp mi ha sempre fatto la guerra, la storia dell'indennizzo è solo l'ultima in ordine di tempo».
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Il Mattino