Le Regioni al fianco dei sindaci disobbedienti. La polemica sull'applicazione dell'articolo 13 del decreto Sicurezza (ormai legge) che impedisce l'iscrizione...
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Dopo l'annuncio del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino («stiamo valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo») è la Toscana a fare da apripista. Già lunedì la giunta regionale approverà la delibera sul ricorso da presentare alla Corte costituzionale, ha reso noto il governatore Enrico Rossi, per il quale i sindaci «fanno bene a ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l'insicurezza».
Un'iniziativa ovviamente sgradita al titolare del Viminale, che polemizza apertamente con Rossi. «Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) in condizioni di povertà assoluta,si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d'attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Enrico Rossi - osserva Matteo Salvini - straparla del Decreto sicurezza che dà più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani». Mentre l'altro vicepremier Luigi Di Maio se la prende con i sindaci «sedicenti di sinistra», la cui disobbedienza, dice, «è soltanto un'occasione di campagna elettorale». Sindaci «talebani» che Fratelli d'Italia è pronta a denunciare, come assicura Giorgia Meloni, che chiede al premier Giuseppe Conte di non incontrarli, se non per comunicargli il loro «commissariamento».
Altre Regioni dovrebbero unirsi alla Toscana, che intanto si appresta a varare una legge regionale per tutelare il diritto di tutti, migranti compresi, «ad essere curati, ad avere una dimora, un'alimentazione adeguata e ad avere un'istruzione».
Il Mattino