Ad Aleppo infuria la battaglia tra le forze del regime e i ribelli e sui social media il simbolo della tragedia di questa martoriata città siriana è diventato un...
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«Diciamo e ripetiamo che bisogna riportare quello che accade in Siria in modo oggettivo e imparziale, ma di fronte a questo disastro umanitario non possiamo far altro che sostenere questi piccoli, questi bambini sotto assedio, che non hanno più nulla da mangiare», dice il giornalista. «Siamo stati imparziali per cinque anni, ma adesso siamo al fianco dei bambini che non hanno il latte e di quelle 300mila persone intrappolate a causa dell'assedio - afferma - Non si può che stare dalla parte di queste 300mila persone che cercano semplici medicine e che tentano di ottenere corridoi umanitari». «Non possiamo che sperare di non dover vedere quello che abbiamo visto a Madaya e nella Ghouta, bambini affamati che muoiono di fame», dice tra le lacrime prima di interrompere la corrispondenza, mentre tra i titoli che scorrono sulle news dal mondo si legge degli 88 diplomatici cacciati dal ministero degli Esteri di Ankara il 28 luglio dopo il fallito golpe e delle accuse del ministro turco della Giustizia, Bekir Bozdag, all'imam Fethullah Gulen con i sospetti sulla possibile fuga del predicatore turco dagli Usa e le ipotetiche mete di Egitto e Sudafrica. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino