Il più grande attacco terroristico dall'inizio della guerra civile in Siria - e il primo nella roccaforte governativa sulle coste del Mediterraneo - è avvenuto...
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In particolare in Iraq, dove il primo ministro Haidar al Abadi ha annunciato l'inizio dell'offensiva per riprendere il controllo di Falluja, solo una sessantina di chilometri a ovest di Baghdad, da oltre due anni nelle mani dell'Isis. L'agenzia Aamaq, megafono dello Stato islamico, ha rivendicato senza fornire dettagli gli attacchi compiuti stamane nella provincia siriana di Latakia: tre a Tartus e quattro a Jableh, 50 chilometri a nord. Ad essere presi di mira sono stati affollati terminal degli autobus e, a Jableh, anche uno ospedale, dove un kamikaze ha azionato il suo giubbetto esplosivo davanti al pronto soccorso. Secondo fonti locali, a compiere gli attacchi sono stati cinque attentatori suicidi mentre due autobomba sono state fatte saltare in aria. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) parla invece di sette kamikaze. Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma al suo collega siriano Bashar al Assad ribadendo, secondo la tv di Damasco, che la «Russia rimane al fianco del suo alleato siriano». Mentre Mosca ha riferito di un colloquio telefonico durante il quale il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry hanno discusso delle «proposte della Russia di condurre operazioni congiunte contro i gruppi terroristici».
In Iraq l'offensiva governativa verso Falluja, alla quale partecipano forze governative e miliziani volontari lealisti, appoggiati dai raid della Coalizione internazionale a Guida Usa, è scattata la scorsa notte dopo che, alcuni giorni fa, era stata strappata all'Isis la cittadina strategica di Rutba, lungo l'autostrada per la Giordania.
Il Mattino