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La Siria è in ginocchio: dopo 10 anni di guerra, migrazioni e fame, la pandemia da coronavirus sta aggravando le condizioni di vita, già difficili, della popolazione civile. Lo dichiara l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, che in un comunicato ha parlato degli ultimi sviluppi in Siria. Dopo dieci anni, infatti, circa la metà della popolazione siriana è stata costretta a fuggire dalle proprie case. E più di 5,5 milioni di persone sono rifugiate nella regione, mentre altre centinaia di migliaia di persone sono fuggite in 130 Paesi: una vera e propria diaspora. Altri 6,7 milioni di siriani sono rimasti sfollati all'interno del loro stesso Paese. Per effettuare donazioni, consultare il link: https://dona.unhcr.it/campagna/siria-10-anni/?cmp=21_OB_03_09
La situazione in Siria
Quasi nessuna città o villaggio è stata risparmiata dalla violenza, e la sofferenza umana e le privazioni vissute da chi è rimasto in Siria sono ormai insostenibili.
A ciò si aggiunge che a causa della perdita dei mezzi di sostentamento, dell'aumento della disoccupazione e del Covid anche milioni di giordani, libanesi, turchi e iracheni delle comunità ospitanti vivono oggi sotto la soglia di povertà. Finora i Paesi confinanti con la Siria hanno ospitato milioni di rifugiati siriani, assumendosi grandi responsabilità, e le loro economie, le infrastrutture e le comunità sono state sottoposte a una fortissima pressione.
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Fuori dalla regione, inoltre, un'ondata di solidarietà con i rifugiati siriani ha portato molti governi a cambiare politiche e ad intraprendere azioni concrete di aiuto sia per i siriani sia per i paesi ospitanti, attraverso strumenti come il reinsediamento, le riunificazioni familiari, i visti umanitari, le borse di studio e altri percorsi sicuri e regolari.
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Il Mattino