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Città del Vaticano – Gesù ha insegnato al mondo ad andare controcorrente ma non ad essere nè vittimista, né complottista, di quelli che scaricano la colpa sempre sugli altri. Il modello che ha insegnato è di camminare su un sentiero nuovo, autentico, capace di amore per il prossimo, entusiasmo e speranza. Papa Francesco rivolge un appassionato richiamo ai giovani nella basilica vaticana, celebrando la messa in occasione della festa di Cristo Re e della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”.
«Così, nella libertà di Gesù troviamo anche il coraggio di andare controcorrente: non contro qualcuno, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano la colpa sempre sugli altri; no, contro la corrente malsana del nostro io egoista, chiuso e rigido, per metterci nella scia di Gesù. Egli ci insegna ad andare contro il male con la sola forza mite e umile del bene. Senza scorciatoie, senza falsità. Il nostro mondo, ferito da tanti mali, non ha bisogno di altri compromessi ambigui, di gente che va di qua e di là come le onde del mare, di chi sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato che cosa conviene. No, cari giovani! Siate liberi, autentici, siate coscienza critica della società».
Francesco si rivolge alle nuove generazioni incoraggiandole a coltivare la passione per la verità.
Portare avanti i sogni con coraggio significa, dice il Papa, non smettere «di credere nella luce anche dentro le notti della vita, per quando vi impegnate con passione per rendere più bello e umano il nostro mondo. Grazie per quando coltivate il sogno della fraternità, per quando avete a cuore le ferite del creato, lottate per la dignità dei più deboli e diffondete lo spirito della solidarietà e della condivisione. E soprattutto grazie perché in un mondo che, appiattito sui guadagni del presente, tende a soffocare i grandi ideali, non perdete la capacità di sognare».
Sognare è un verbo che ricorre diverse volte nelle parole pronunciate stamattina da Papa Francesco a san Pietro. Un verbo che viene sviscerato e collocato in un universo temporale. «Cioè: avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi. Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, per vincere la tentazione di rimanere stesi sui pavimenti delle nostre paure, di rinchiuderci nei nostri pensieri a piangerci addosso».
Il Mattino