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A una settimana dalla fine del governo Draghi, l'effetto della crisi comincia a farsi sentire anche nei sondaggi. Che fotografano il calo dei partiti ritenuti responsabili della conclusione anticipata dell'esecutivo - ovvero M5S, Lega e Forza Italia e la parallela crescita di Pd e FdI, che escono indenni dalla burrasca di fine legislatura, anche se con dei distinguo. Ma quello che emerge dall'ultima Supermedia YouTrend/Agi - ottenuta effettuando la media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto realizzati dal 14 al 27 luglio - è che per il centrosinistra la vittoria contro la destra al momento appare solo un miraggio, soprattutto dopo la rinuncia al campo largo.
Perché con il Rosatellum acquistano rilievo i dati riferiti alle coalizioni e alle possibili alleanze.
Se il partito di Letta è in ascesa dell'1,1%, salendo al 22,8%, al primo posto resta fisso il partito di Giorgia Meloni, premiato con un +0,9%, con cui tocca il 23,3%. Il Carroccio, invece, perde lo 0,9% ma, con il suo 13,8%, si assicura il terzo posto. Ai minimi storici il M5S che, paga la mancata fiducia al governo con una perdita dell'1,1% di voti, fermandosi a quota 10,1%. Non va meglio a Forza Italia, con il Cav che arretra dell'1% e scende sotto l'8% (7,8%). Nel Centro invece si contano i decimali: la Federazione Azione/+ Europa, al 4,9%, cede lo 0,2%. Mentre Italia Viva recupera lo 0,1% e, con piccolo passo, avanza al 2,7%. A pagare il conto - non troppo salato - della crisi sono anche i partiti a sinistra che non hanno mai rinnegato l'ex patto giallorosso: Verdi/Sinistra al 4,1 % e Art.1-Mdp all'1,8%, che perdono rispettivamente lo 0,1% e lo 0,2%. Festeggia invece Gianluigi Paragone che, con il suo Italexit al 2,8%, continua la sua scalata verso il 3%, con una crescita dello 0,2%.
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