La conferma è arrivata qualche giorno fa da Palazzo Chigi: «Si prevede una riduzione delle spese militari pari ai fondi necessari per la riforma dei Centri per...
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I NUMERI
Il ministro, in linea con il programma M5S, vuole rivedere, poi, i numeri delle missioni. Il decreto è scaduto il 30 dello scorso mese, ma per averne uno nuovo, con i riassetti pensati dall'attuale gestione di via XX Settembre, bisognerà aspettare gennaio del 2019. Nel frattempo, è stata attuata una proroga di tre mesi ed è stato stabilito di fare rientrare 100 uomini dall'Afghanistan (sono 950), e 50 dal presidio militare presso la diga di Mosul, in Iraq. Un ritocco che verrà ulteriormente rivisto, anche perché il governo precedente aveva votato in Parlamento per riportare in Italia 200 militari dall'Afghanistan e stava lavorando per 250 da Mosul, dove la situazione è molto cambiata. Gli italiani rimarranno sul territorio afghano in vista dell'imminente processo elettorale, ma tra qualche mese ne rientreranno altri 100.
Da circa un mese è stata invece potenziata la missione in Niger. Dopo gli stop del governo locale, una mediazione recente del ministro della Difesa, sembra aver sbloccato la situazione e altri 30 uomini sono stati inviati sul posto per addestrare la polizia di frontiera locale, nel tentativo di arginare i flussi migratori. Nel vecchio decreto era previsto l'invio di 470 persone, ma l'accordo recente trovato con il ministro nigeriano venuto in vista a Roma, prevederebbe la presenza di non più di un centinaio di soldati, anche se, al momento, è tutto fermo ai cinque valichi utilizzati dai trafficanti di esseri umani ai confini con il Ciad e il Niger. Stessa cosa sul fronte libico, dove non ha ancora preso il via la missione di addestramento delle forze che sostengono il governo di Fayez al Serraj e che avrebbe dovuto affiancare la presenza navale ad Abu Sittah in appoggio alla Guardia costiera di Tripoli, oltre all'operazione sanitaria in atto a Misurata.
LOTTA AL TERRORISMO
Ok alla missione Nato in Tunisia nel 2019, dove l'obiettivo è quello di costituire un comando interforze per la contro-insurrezione e la lotta al terrorismo a cui l'Italia si è impegnata a contribuire con circa 50 militari. Stessa cosa in Iraq, dove l'Italia rimarrà presente all'interno della missione Nato, ma con i 1.500 uomini dimezzati.
Quello che più preoccupa gli addetti ai lavori, comunque, sono i tagli agli investimenti. A cominciare dai programmi relativi alla difesa missilistica Camm-Er, ai droni P.2HH, ai caccia F-35, agli elicotteri NH90 che - secondo le riviste di settore - sarebbero stati fermati per la paura di un contraccolpo elettorale in vista delle europee e della competizione interna con Salvini.
Slitta, invece, al Cdm del 25 ottobre la ratifica della nomina del nuovo capo di Stato maggiore: il generale Claudio Graziano ha già lasciato in vista dell'incarico che rivestirà a partire dal 6 novembre prossimo come presidente del Comitato militare dell'Unione europea (Eucm) a Bruxelles. Al suo posto, il generale dell'Aeronautica Enzo Vecciarelli.
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Il Mattino