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«Sia il governo a dare indicazioni chiare, basta confusione». Questa la posizione di gran parte delle Regioni sulla dibattuta questione dei vaccini in vacanza da somministrare, eventualmente, ai turisti che dovessero trovarsi fuori dall'area di residenza. Una posizione quest'ultima condivisa e rilanciata anche dalla Campania: ieri il tema è stato nuovamente esaminato a livello tecnico e sono emersi tre elementi-chiave. Il primo: dal punto di vista operativo la regione tramite le sue strutture territoriali, anche nelle località di forte richiamo turistico, è pronta sotto il profilo strettamente logistico a somministrare eventuali dosi di vaccino (si tratterebbe in larghissima parte di fiale di richiamo) anche ai turisti. Però le contro-indicazioni forti sono due: una legata all'approvvigionamento delle dosi, che dovrebbero essere a questo punto aggiuntive perché destinate a «coprire» un surplus di richiesta; l'altra vincolata alla necessità di censire gli utenti dal momento che non esiste attualmente una piattaforma di registrazione unica nazionale ed è ritenuto poco praticabile «aprire» anche ad assistiti esterni di altre regioni, sebbene solo temporaneamente, quella regionale. Insomma, il tempo stringe e nelle prossime settimane si dovrebbe mettere a punto un sistema nazionale di accesso, registrazione e monitoraggio per una popolazione fluttuante non residente al fine di agevolare la campagna di «vaccinazioni turistiche».
Questo al netto di scorte di dosi adeguate, fanno sapere dalla Regione Campania, visto che ancora ieri il presidente Vincenzo De Luca lamentava un deficit di 90mila dosi di vaccino: «Non solo - ha detto il governatore - chiediamo che si recuperi l'arretrato, ma che si adotti per la Campania il meccanismo di anticipo dei vaccini che si è adottato a gennaio e febbraio per le regioni con più anziani.
IN ORDINE SPARSO
Ma il tema del vaccino in vacanza resta. Nonostante il commissario per l'emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo abbia invitato i cittadini a una programmazione in funzione delle villeggiature escludendo altre ipotesi, il governatore del Veneto, Luca Zaia, punta a superare le difficoltà tecniche legate a questo tipo di somministrazioni. «Siamo intenzionati a utilizzare le settimane centrali di agosto per vaccinare chi fa vacanza e in generale gli operatori turistici nella regione», ha detto. E a Ferragosto «pochi richiami - ha avvertito Zaia - se non per chi se li fissa». Frena invece la Lombardia (prima in Italia per numero di vaccini effettuati) che con il presidente Fontana avverte: «Le convocazioni saranno poche nelle settimane centrali di agosto, non vogliamo creare disagi ai nostri cittadini ma chi dovrà fare la dose dovrà rientrare». Al contrario Giovanni Toti, presidente della Liguria - che registra 20mila prenotazioni di over 18 per AstraZeneca e Johnson & Johnson - insiste: «Sarebbe opportuno portare in Conferenza delle Regioni la bozza di accordo Liguria-Piemonte per vaccinare i turisti, in modo che possa diventare una traccia per tutti coloro che lo vogliono fare».
In base all'accordo Liguria-Piemonte tra il 15 giugno e il 15 settembre i residenti in Piemonte potranno ricevere la vaccinazione anti-Covid presso i punti vaccinali della Liguria, così come i residenti in Liguria potranno ricevere la medesima vaccinazione presso i punti vaccinali siti in Piemonte a condizione che il soggiorno sia a scopo turistico durante il periodo estivo e per una durata che rende difficoltosa la somministrazione del vaccino nel territorio di residenza. Nella richiesta, inoltre, l'interessato deve attestare l'esistenza delle condizioni di applicabilità dell'accordo, specificare la sua condizione di soggetto non vaccinato oppure presentare la certificazione della data e tipologia della prima dose ricevuta, rilasciare le autorizzazioni al trattamento dei dati. L'avvenuta vaccinazione sarà notificata all'Anagrafe vaccinale nazionale Covid (AVC), che provvederà a inviare alla Regione di residenza le relative informazioni. Sulla base della rendicontazione trasmessa alle Regioni dall'AVC saranno stabilite le modalità per il «riequilibrio» delle scorte dei vaccini. Per il marchigiano, Francesco Acquaroli, le riserve espresse sono simili a quelle avanzate dalla Campania: occorre «una grande organizzazione che sia una filiera verticale e orizzontale tra il ministero e tutte le Regioni», ha detto.
Il Mattino