Anis Amri, l’attentatore di Berlino, poteva contare su una rete di appoggio ben solida in Italia. Attiva a Torino, dove ha fatto una strana sosta l’altra notte,...
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L’altra sera l’attentatore di Berlino ha certamente fatto una sosta alla stazione di Torino Porta Nuova su cui si sono attivate le verifiche della Digos. Dopo essere arrivato con l’alta velocità proveniente da Chambery, in Francia, a Bardonecchia, subito dopo il confine francese, ha proseguito per il capoluogo piemontese con un treno locale, come confermano i biglietti ferroviari che aveva nello zaino. Invece di lasciare immediatamente la città, però, è rimasto in stazione ore decisive nel corso delle quali potrebbe aver avuto un appuntamento.
I tabulati raccolti hanno identificato la presenza di un suo ex compagno di detenzione in Sicilia nel capoluogo torinese e dunque l’ipotesi è che in quelle due ore di sosta nel capoluogo torinese Anis Amri l’abbia incontrato. Una sosta che sarebbe stata fondamentale per concordare i dettagli della fuga. Le ipotesi sulla destinazione finale sono contraddittorie. Alcune ricostruzioni, accreditate soprattutto dalla conoscenza degli investigatori milanesi della rete integralista dell’hinterland, dicono che probabilmente volesse fuggire verso l’est Europa, attraverso la Slovenia e fino al Kosovo, dove l’Isis ha il suo quartier generale europeo. Proprio da Sesto San Giovanni, infatti, dove è arrivato alle 3 di notte ed è morto in un conflitto a fuoco, partono pullman internazionali diretti ad Est.
È però possibile che nel piano di fuga dell’attentatore di Berlino ci fosse soprattutto l’Italia: tutti i cellulari degli “amici” in carcere che ha avuto nei suoi anni italiani sono stati messi sotto controlli. E alcuni di loro, in queste ore, sono entrati in contatto con numeri provenienti dalla Germania e tra di loro. Una rete di relazioni che passa sicuramente per il centro Italia e il Lazio e ha nodi anche in Sicilia. E che era, è l’ipotesi degli inquirenti, era disposta ad aiutare il giovane tunisino in fuga.
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Il Mattino