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Ansia, stress emotivo, difficoltà a socializzare. C’è anche questo dietro la fuga dei liceali dalla scuola ad anno in corso. L’allarme era già scattato a Milano, con i 56 alunni in fuga dal liceo classico Berchet. Gli stessi studenti hanno poi spiegato che gli abbandoni dipendono da «una concezione di scuola sbagliata» e dal rapporto con i docenti, a cui chiedono più sensibilità e attenzione.
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La resa degli adolescenti
In agitazione pure i liceali delle scuole di Bologna - Minghetti, Copernico e Sabin - che hanno occupato proprio in queste settimane le aule manifestando il profondo disagio nei confronti del sistema scolastico carente. La “grande fuga” si allarga ancora alla Liguria, con 2.400 studenti delle superiori che hanno cambiato istituto: in cima alla lista, il liceo scientifico Cassini di Genova dove la media è di 100 studenti trasferiti all’anno. A sollevare polemiche e proteste è stata la mamma di un ex studente che con una lettera aperta ha denunciato il malessere del figlio per l’ambiente scolastico che lo ha costretto al trasferimento presso un altro istituto. E anche a Roma i presidi capitolini confermano quanto il fenomeno sia in crescita in tutti gli istituti. Tra le richieste di riorientamento e quelle di trasferimento, le domande sono infatti raddoppiate rispetto allo scorso anno.
IL FENOMENO
«Stiamo cercando di supportare i ragazzi in difficoltà e questo sta accadendo in tutte le scuole italiane» spiega Mario Rusconi, presidente dell’Assopresidi del Lazio: «Dopo i mesi della pandemia, per molti adolescenti il problema è stato quello di riprendere una socialità continuativa. Ecco perché abbiamo aumentato gli incontri con gli psicologi, i corsi e gli incentivi didattici. Tuttavia spesso sono i genitori a cedere quasi subito alla richiesta di quella che a noi sembra, a tutti gli effetti, una fuga. Ogni richiesta viene valutata e studiata ma è chiaro che se c’è insistenza e determinazione da parte della famiglia, i presidi vanno incontro alle richieste».
Sono dunque i numeri raccolti a fotografare l’impennata delle domande e la corsa al cambio di scuola.
LA FUGA
Intanto però la corsa, nelle scuole da nord a sud, continua. Così come nella Capitale: dal liceo classico Pilo Albertelli sono stati in 25 a concludere l’anno scolastico in un altro istituto. Proprio la scuola del quartiere Esquilino lo scorso anno era finita al centro delle polemiche ed era poi stata al centro di un’ispezione degli uffici regionali scolastici. I riflettori si erano accesi quando il numero delle richieste per uscire dalla scuola di via Manin aveva toccato quota 90. Con i ragazzi che avevano riferito di pressioni agli studenti più fragili, eccessiva rigidità da parte di alcuni insegnanti. «Secondo i dati che stiamo raccogliendo la media nella Capitale è di dieci ragazzi in entrata o in uscita, a istituto - commenta il presidente di Assopresidi Rusconi - con picchi tra i 25 e i 35. Abbiamo notato una prima impennata già dopo il primo trimestre. Molto dipende dal post pandemia - dice ancora il preside Rusconi - alla difficoltà di riadattarsi in un contesto sociale con delle regole stabilite e definite. Eppure quello che a più riprese abbiamo chiesto, e stiamo chiedendo, alle famiglie è di essere più collaborativi con le scuole. Ai ragazzi dobbiamo dare gli strumenti per superare gli ostacoli, difficoltà e problemi».
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Il Mattino