«È tutta colpa dei bed & breakfast, se salgono gli affitti». Ne è convinto Marco, iscritto a giurisprudenza alla Federico II e originario del Molise....
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Anche se a macchia di leopardo, continuano a crescere gli affitti per gli studenti universitari fuori sede. Immobiliare.it ha stimato nel 2018 un aumento del 4 per cento, in linea con quello del 2017. E a gonfiare i prezzi sono proprio la pletora di bed & breakfast. Lo conferma Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari: «Gli universitari sono le prime vittime del boom delle locazioni turistiche b&b. Qualche anno fa erano la migliore soluzione per affitti brevi, magari lesinando sui lavori o non ristrutturando le case. Adesso si preferiscono i turisti. Perché? Perché pagano di più».
Eppure questo mercato ha numeri rilevanti: il giro d'affari è intorno ai 200 milioni annui, coinvolge circa 660mila fuorisede italiani, registra un'evasione fiscale di almeno 30 milioni. In quest'ottica bisogna leggere i dati sul caro affitto. Come detto prendere una stanza singola costa a livello nazionale in media 293 euro (+4 per cento). La più cara resta Milano, città con la migliore offerta universitaria all'avanguardia e con eventi glamour (l'Expo e il Fuori Salone): per una «singola» si spendono 563 euro. A Napoli, per la stessa tipologia, ci vogliono 350 euro (+5 per cento). «Ma nelle zone centrali o vicine agli atenei - spiega Marco - si va oltre i 400, con i padroni che chiedono la fideiussione bancaria firmata dai genitori». Maggiori aumenti a Trieste (+20 per cento con un canone mensile di 275 euro) a Perugia (+18 e 200 euro) e a Palermo (+14 per cento a 226 euro). Cioè, nell'ordine, una città dal forte potenziale turistico-portuale, un'altra con una grandissima comunità studentesca, e l'ultima dove aumentano le case diroccate, che non si possono affittare. Più complesso, invece, spiegare i cali o i minori aumenti registrati in altri centri. A Torino (287 euro, -5 per cento) e Catanzaro (230 euro) per esempio gli universitari sono oltre un terzo della popolazione in affitto. E possono contrattare sul prezzo. A Bologna (350 euro, +2 per cento) o a Firenze (319 euro, -4) incidono non poco i fondi regioni destinati alle politiche per il diritto allo studio, per lo più alle Borse di studio, ai servizi e ai trasporti, che permettono di trasferirsi in periferia.
Ma ad alzare il prezzo è soprattutto la quasi assenza di residenze universitarie a prezzi calmierati. Su una popolazione di 720mila studenti (compresi gli stranieri) sono solamente 714 le strutture, disponibili: di queste solo il 30 per cento di proprietà di atenei pubblici, con il risultato che soltanto il 21% dei fuorisede ottiene un posto letto ad un canone più equo. Di conseguenza il rimanente 79 per cento dei fuorisede si rivolge al mercato libero cioè ai privati. In Italia, poi, gli ultimi fondi per il diritto alla studio - era il 2017 - ammontavano a 223 milioni di euro (per lo più destinati alle borse di studio), mentre la Germania spende per l'ospitalità quasi 800 milioni. Racconta Gaetano Manfredi, rettore della Federico II: «Noi non abbiamo fondi diretti per costruire e possiamo solo rimborsare l'affitto agli stranieri. Di residenze ne abbiamo a Napoli 400, costano in media 200 euro al mese, ma i ragazzi non ci vanno, perché ci sono una serie di regole ferree, come il rientro prima di mezzanotte».
Aggiunge Domenico Apicella, presidente dell'Adisurc Campania, l'agenzia regionale deputata al diritto allo studio: «Nel 2018 difficilmente avremo fondi dal governo. In Campania sono un migliaio i posti, la maggioranza a Salerno con oltre 700 alloggi. Ma entro l'anno prossimo, nell'ex base Nato di Pozzuoli, ne apriremo altri mille. Lì è stato facile portare avanti il progetto, perché quelle palazzine sono della Fondazione Banco di Napoli. Invece non c'è alcuna legge che ci aiuti a fare convenzioni con i privati». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino