L'Oscar della Ricerca ai neurologi napoletani dell'Università Vanvitelli per uno studio sull'emicrania che si aggiudica il Wolff Avard, importante premio...
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«L'allodinia - spiega Tedeschi, professore ordinario della Vanvitelli e presidente della Società italiana di Neurologia - è quella sensazione di dolore che porta il paziente, nel corso dell'attacco di emicrania, ad avvertire dolore anche per stimoli innocui, come pettinarsi, indossare gli occhiali, gli orecchini o la cravatta, toccarsi il volto o tenere i capelli legati». Dal punto di vista clinico, l'allodinia è considerato un sintomo legato anche ad altri problemi vissuti da chi ne è colpito, durante l'emicrania quali nausea, vomito, fastidio per la luce, per i rumori e per gli odori.
«Nello specifico - evidenzia Antonio Russo, professore associato e responsabile del Centro Cefalee - ciò avviene perché la corteccia del cervello emicranico interpreta in maniera scorretta gli stimoli non dolorosi applicati alla cute durante un attacco emicranico». I dati dello studio sono stati presentati nella cerimonia di apertura del congresso internazionale della «International Headache Society» che si sarebbe dovuto tenere a San Diego, ma che, causa pandemia da Covid-19, si è tenuto nei giorni scorsi in modalità virtuale. Questo tipo analisi avanzate sono possibili solo in pochissimi centri e quindi non è ancora possibile identificare su larga scala i pazienti destinati a un peggiore andamento della loro emicrania con diversi anni di anticipo, ma l'identificazione di una alterazione dei circuiti cerebrali che sottende alla cronicizzazione del dolore, ha una enorme importanza per la comprensione dei meccanismi intrinseci del dolore.
L'emicrania è il mal di testa disabilitante più frequente nella popolazione generale. In Europa ne soffrono circa 136 milioni, di cui 6 milioni solo in Italia. L'Organizzazione mondiale della Sanità ha considerato l'emicrania come la patologia più invalidante nella popolazione al di sotto dei 50 anni in quanto responsabile del maggior numero di anni persi a causa della malattia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino