I fatti commessi dai tre minorenni che hanno partecipato agli stupri di Rimini sono «espressione di elevatissimo spessore criminale e di particolare ferocia». Lo...
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Le loro azioni hanno suscitato «un allarme sociale di proporzioni rare». Secondo il gip, dunque, i tre per «l'insensibilità dimostrata a fronte delle invocazioni disperate di aiuto delle vittime» sono in grado di commettere «senza alcuna titubanza atti turpi e spregevoli». Nel raccontare che era il congolese a comandare, hanno mostrato «personalità gravemente inconsistenti ed incapaci di rendersi conto dell'estrema gravità delle condotte realizzate e, pertanto, altamente esposte al rischio di commettere nuovamente fatti di questo genere».
Dagli interrogatori del Gip del tribunale per i minori di Bologna dei tre giovanissimi indagati per i due stupri di Rimini sarebbero emersi dettagli raccapriccianti su come il gruppo ha agito. Le violenze sessuali nei confronti delle due vittime, la turista polacca e la prostituta transessuale peruviana, sono state brutali e ripetute. E da parte dei responsabili non sembrano esserci segni di ravvedimento, secondo quanto trapela da fonti giudiziarie. Uno dei tre avrebbe riferito, tra l'altro, di aver pregato Dio per non essere scoperto. La ragazza polacca sarebbe stata immobilizzata dai complici del congolese mentre quest'ultimo abusava di lei, portata in mare e poi di nuovo sulla battigia dove sarebbero continuati gli abusi. Il suo compagno è stato pestato a sangue. Ancora più violento sarebbe stato lo stupro della trans peruviana. Tutto questo emergerebbe dalle risposte dei giovani, che avrebbero confermato in buona parte i racconti delle vittime. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino