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Occhi azzurri, volto da modello, fisico statuario. «Davvero non aveva bisogno di violentare ragazzine, sono incredula e addolorata» si lascia sfuggire una conoscente del giovane di appena 15 anni che l’altro giorno è stato arrestato, all’Aquila, con l’accusa di aver stuprato una tredicenne in un vicolo del centro storico. Un episodio che risale al 6 novembre e che ha sconvolto la comunità. Non un fatto isolato, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile, diretta dal vice Questore Danilo Di Laura e dai carabinieri, sotto il coordinamento della Procura dei minori. Anzi. Indizi e testimonianze sembrano delineare un modus operandi consolidato: altre due ragazzine, sull’onda del clamore della vicenda, hanno trovato il coraggio di denunciare, in un caso attraverso un drammatico post su Instagram, le molestie subite. Tutte e tre hanno vissuto, grossomodo, la stessa esperienza. Il giovane, di origini romene ma nato all’Aquila e residente in zona, iniziava sempre con approcci soft («Buongiorno piccola», si legge in uno dei messaggi trascritto sugli atti delle indagini), ma poi immediatamente passava a chiedere con insistenza incontri e foto intime. Facendo leva sull’interesse iniziale che le ragazze provavano nei suoi confronti. Interesse che finiva per diventare gelosia quando lui, alle prime reticenze, le “ricattava” dicendo che sarebbe uscito con altre ragazze.
In questo contesto sarebbero maturate, poi, le violenze. Due in pieno centro, all’Aquila, vicino ai luoghi più frequentati della movida e uno in un casolare abbandonato in periferia. Gli inquirenti sono convinti del quadro accusatorio che, ovviamente, dovrà essere corroborato nel corso del processo. Il giovane è stato trasferito nel carcere minorile di Roma: è a disposizione dell’Autorità giudiziaria per l’interrogatorio di garanzia che ci sarà a breve. Intanto, le accuse sono state messe nero su bianco nell’ordinanza che motiva la misura cautelare, firmata dal giudice Cristina Tettamanti su richiesta del pm, Lorenzo Maria Destro.
L’episodio che ha acceso la luce su questa catena di eventi è quello che si è verificato il 6 novembre scorso, un sabato sera, in pieno centro storico all’Aquila, a pochi passi dalla chiesa di San Bernardino.
All’ospedale sono state ravvisate ecchimosi, ematomi e lacerazioni, ma solo alla seconda visita. Circostanza, questa, che un medico, sentito dagli inquirenti, ha giustificato con il fatto che in tutti gli eventi traumatici si verifica una evoluzione progressiva delle manifestazioni. Gli altri due episodi che vengono contestati al ragazzo sono del tutto simili. Il primo in una casa abbandonata in periferia, dove una 15enne si era recata volontariamente con l’idea di avere un rapporto sessuale. Una volta resasi conto dei modi violenti del giovane, però, aveva tentato di ritrarsi, ma inutilmente. L’ultimo episodio si è verificato ancora in un vicolo del centro storico, dove una ragazza di 17 anni si è ritrovata bloccata tra un ponteggio per la ricostruzione, un muro e il braccio del ragazzo. Una telefonata arrivata sul telefono della vittima, intorno alle 19, da un amico, si è rivelata salvifica per interrompere l’abuso.
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