Precipitate dal nono piano a 44 e 37 anni: il giallo delle due sorelle imprenditrici -Foto

Suraya e Jumana Salti
AMMAN - È un vero e proprio giallo su cui starà già indagando un commissario Montalbano giordano quello della morte di due sorelle, imprenditrici di successo, note per la loro...

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AMMAN - È un vero e proprio giallo su cui starà già indagando un commissario Montalbano giordano quello della morte di due sorelle, imprenditrici di successo, note per la loro bellezza e per appartenere a uno dei clan più influenti del regno hascemita, stretto tra l'Iraq e la Siria in guerra e la Cisgiordania di nuovo infiammata dalla violenza.


Suraya e Jumana Salti, rispettivamente 44 e 37 anni, sono morte precipitando dal nono piano di un palazzo in costruzione del quartiere di Juwayde, nella parte sud-orientale del centro moderno della città.







Secondo media giordani, nel pugno chiuso di una di loro c'era un foglietto destinato alla famiglia. L'ipotesi del doppio suicidio però lascia molti dubbi. E gli stessi inquirenti non escludono l'omicidio affermando che si sta indagando in ogni direzione. Fonti di stampa locali affermano che secondo l'autopsia effettuata il decesso è avvenuto a causa della caduta a terra e non prima.



I corpi non presentano ferite, solo fratture interne. Come racconta il sito del quotidiano Arab al Yawm, il custode del cantiere edile ha trovato i due corpi dopo aver sentito «un colpo sordo». Le sorelle Salti erano famose in Giordania e in tutta la regione per il loro impegno nel sostegno a imprese per lo sviluppo sociale: dare prospettive ai giovani e alle donne erano, negli slogan apparsi anche sui loro rispettivi profili Facebook, al centro dei loro interessi.



Entrambe con doppio passaporto giordano e americano (la madre è di nazionalità statunitense) avevano un passato di studi a Londra, come moltissimi rampolli dell'élite giordana profondamente legata alle istituzioni politiche e militari britanniche, potenza coloniale di riferimento degli hascemiti.



Suraya si era separata e poi divorziata pochi anni fa. Aveva un figlio e nel 2013 era stata inserita nella lista delle «cento donne più influenti del mondo arabo» dalla rivista Arabian Business. Jumana aveva invece fatto carriera a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ed era stata chiamata persino alla casa reale di Amman come consulente finanziaria della regina Rania, di sangue palestinese, ma anch'essa profondamente occidentalizzata.



Sui siti dei media scandalistici giordani e sui social network già si addensano ipotesi e scenari tutti da provare sulle cause della loro morte. C'è chi allude alla pista passionale, c'è chi parla di rivalità professionali, c'è chi addirittura evoca l'«intrigo internazionale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino