Dopo 300 giorni senza governo, è svolta in Spagna: il Partito socialista ha formalmente cambiato linea e dato il via libera alla prossima investitura a premier del leader...
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Nel conclave socialista, il voto è stato preceduto da quasi cinque ore di dibattito «franco, forte, duro e rispettoso», come lo ha definito il responsabile dell'organo di commissariamento del partito, Javier Fernandez, in carica dal 2 ottobre scorso, dopo le dimissioni del segretario Pedro Sanchez, irriducibile sostenitore della linea del ‘no’ a oltranza a Rajoy. Ora il leader del Pp ha la strada spianata per l’investitura. Già martedì pomeriggio potrà ricevere un nuovo incarico dal re Felipe VI, che domani comincia l’ultimo giro di consultazioni dei partiti, e domenica potrebbe ottenere la fiducia in aula. Alla vigilia della scadenza della dead line costituzionale che, in caso di fumata nera, obbligherebbe il capo dello Stato a sciogliere le Camere e convocare le terze elezioni in un anno.
Il giro socialista di 160 gradi lascia un partito lacerato, che si è diviso nel voto su due risoluzioni, una a favore dell’astensione e l’altra per il ‘no’ a oltranza a Rajoy. Quest’ultimo avrebbe significato un ritorno alle urne, che stando ai sondaggi condannerebbe i socialisti a una disfatta anche peggiore, con l’umiliante sorpasso di Podemos, rafforzando l’esecutivo di centro destra del Partido Popular con il liberale Ciudadanos.
Per mitigare il malessere nella massa critica e nella militanza socialista per quella che è considerata una resa alla destra, la mozione approvata stabilisce al primo punto «il rifiuto frontale delle politiche del Pp», che si tradurrà in Parlamento con il no’ in prima votazione all’investitura del leader dei Popolari. Mentre il secondo punto conferma l’astensione, in seconda votazione, quando a Rajoy sarà sufficiente una maggioranza semplice per la fiducia, «per sbloccare l’eccezionale situazione istituzionale che soffre il paese».
Il mandato del comitato federale «è imperativo», come ha ricordato al termine della riunione il presidente della commissione di gestione. Ma sarà difficile piegare alla disciplina di voto in aula gli ‘irriducibili’, in prima fila la federazione socialista della Catalogna, della Cantabria, delle Baleari, di Castilla y Leon e dei Paesi Baschi. Per il Psoe si apre una difficile stagione, con l’ombra della scissione che plana all’orizzonte, mentre Podemos già grida al tradimento della sinistra e si è autoproclamato prima forza politica dell’opposizione contro la grande coalizione fra Popolari e socialisti. Ma anche per il premier galiziano si prospetta un cammino tutto in salita, con dietro l'angolo l'approvazione della Finanziaria che potrebbe essere affondata in aula dalla maggioranza cotraria in Parlamento.
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Il Mattino