Il nuovo Parlamento in formato light e cioè alleggerito di 345 fra senatori e deputati, si avvia verso l'ok della Camera in seconda lettura. È attesa domani...
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Taglio dei parlamentari, al via l'esame. Ma in aula ci sono solo 15 deputati: zero grillini, un solo leghista
Di Maio stoppa la flat tax leghista e in Cdm è scontro sull’Autonomia
«È un impegno storico», twitta entusiasta il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, seduto tra i banchi del governo dal pomeriggio.
La riforma immaginata dalla maggioranza giallo-verde e che in prima lettura fu votata anche da FI e FdI, mantiene i senatori di diritto (gli ex presidenti della Repubblica). Mette invece un limite a quelli a vita scelti dal capo dello Stato tra chi ha «illustrato la patria per altissimi meriti»: non potranno essere più di 5.
Un tema su cui in Aula si è acceso un pò il dibattito con Fratelli d'Italia che ha annunciato che non avrebbe votato né quell'articolo né gli emendamenti: «Questa era l'occasione per abolire l'istituto dei senatori a vita», ha spiegato Emanuele Prisco.
Con l'accetta che si impone sui numeri - secondo Pd, Leu e +Europa - non mancheranno conseguenze sulle funzioni e sul lavoro delle Camere oltre che su questioni collaterali come l'elettorato attivo e passivo e le rappresentanze delle minoranze linguistiche. Da qui le loro proteste e gli emendamenti. A ciò si aggiunge il rischio di "sopravvivenza" dei partiti con il 5-7% dei voti: in un emendamento il radicale Riccardo Magi di +Europa ha proposto di introdurre una norma transitoria, in attesa che la riforma entri in vigore e che vengano modificati i regolamenti di Camera e Senato, affinché quei partiti medio-piccoli possano continuare ad avere un gruppo in Parlamento, nonostante la sforbiciata complessiva sui parlamentari. L'emendamento però è stato bocciato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino