Taiwan risponde alle minacce della Cina: «Rispetti lo status quo»

Tsai Ing-wen presidente di Taiwan
Il presidente cinese Xi Jinping rispetti lo status quo con Taiwan e la comunità internazionale sostenga l'isola nella sua indipendenza: è l'appello...

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Il presidente cinese Xi Jinping rispetti lo status quo con Taiwan e la comunità internazionale sostenga l'isola nella sua indipendenza: è l'appello lanciato ieri a Roma dal rappresentante di Taipei in Italia, Andrea Lee, incontrando alcuni giornalisti italiani dopo il discorso del leader di Pechino del 2 gennaio scorso indirizzato ai «compatrioti cinesi a Taiwan».


La riunificazione tra Cina e Taiwan è «inevitabile» e al contrario l'indipendenza dell'isola è un «vicolo cieco», aveva detto Xi Jinping, ribadendo ancora un volta un concetto cardine della politica estera dell'ex Celeste impero e avvertendo che l'obiettivo sarà raggiunto con ogni mezzo, anche con la forza, se necessario. L'occasione per le nuove inacce era stato un discorso a 40 anni dal riavvio delle relazioni tra Pechino e Taiwan, che si autogoverna dal 1949, quando i nazionalisti cinesi fuggirono sull'isola mentre Mao Zedong instaurava il regime comunista sul continente.

La Repubblica di Cina, questo il nome ufficiale di Taiwan, per bocca di Lee ha invitato poi gli altri paesi «a mantenere relazioni normali e attive con Taiwan e a chiedere una risoluzione pacifica delle questioni in tutto lo Stretto di Taiwan ogni volta che se ne presenti l'opportunità. Il rifiuto della Cina a rinunciare all'uso della forza contro Taiwan - ha aggiunto il rappresentante di Taipei in Italia - ha un impatto negativo sulla pace e la stabilità nella regione Asia-Pacifico: negli ultimi anni la Cina ha costantemente aumentato il suo potere militare, minacciando così i paesi della regione. Ha anche inviato aerei militari e navi della marina per circondare Taiwan, diventando l'unico paese che sconvolge lo status quo. Tali azioni violano il principio dell'uso di mezzi pacifici per risolvere le controversie internazionali come previsto dalla Carta delle Nazioni unite». 

Xi Jinping in ogni caso nel discorso di inizia anno ha adottato una retorica meno aggressiva rispetto al passato, in cui evocava «battaglie sanguinose» per proteggere «ogni centimetro della nostra terra». Anzi, ha assicurato che la riunificazione proteggerà i «beni privati, le religioni e i diritti legittimi del popolo taiwanese». La sostanza dell'indirizzo di Pechino, nonostante i toni meno duri, comunque non è cambiata. La riunificazione resta «un requisito inevitabile per il grande ringiovanimento del popolo cinese» e «l'indipendenza porterebbe soltanto disagi ai taiwanesi», ha sostenuto Xi. Che «si riserva la possibilità di intraprendere tutte le misure necessarie» contro le forze separatiste, interne ed esterne. Un monito anche agli Stati Uniti, che con Taiperi hanno stretti legami per contenere l'influenza del colosso asiatico nel Pacifico.


Nelle scorse settimane la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen aveva invitato Pechino ad «affrontare la realtà dell'esistenza della Repubblica di Cina». E invocato «rispetto per la volontà di 23 milioni di persone che hanno scelto di vivere in libertà e democrazia». 

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Il Mattino