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Il piccolo Vincenzo Semeraro è morto a 11 anni per un linfoma linfoblastico primitivo nelle ossa. Una malattia che a Taranto, quartiere Tamburi, in tanti da anni collegano alle emissioni nocive dell'ex Ilva, simbolo dell'equivoco di una città e della drammatica scelta tra il lavoro e la salute. Lacrime e commozione ieri sera in città per l'ultimo saluto al piccolo Vincenzo: la scena più straziante è avvenuta poco prima del trasferimento al cimitero San Brunone, quando alcuni dei suoi amichetti si sono addossati al vetro del carro funebre piangendo e urlando la propria disperazione. La foto che documenta questo momento è diventata virale sui social network.
Grazie a una gara di solidarietà erano stati raccolti oltre 8mila euro per contribuire a sostenere le spese della lunga degenza a Roma, dove il piccolo si era trasferito per un trattamento di immunoterapia e poi il trapianto del midollo.
Il lungo applauso «ha aperto un varco - sottolinea l'associazione Genitori Tarantini - e la bara tra le luci di Natale e la nostra gente, era di un bianco abbagliante, portava con sé l'età del gioco, della spensieratezza, della purezza. Ma era una bara e dentro c'era un bambino tarantino. Abbiamo visto bambini dell'età di Vincenzo piangere, aggrappati alle loro madri, gli occhi pieni di paura». Ma, conclude il movimento ambientalista, «i bambini non devono avere paura e non devono piangere un loro amico. Una storia vista e vissuta già troppe volte».
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Il Mattino