«I roghi non hanno mai smesso di bruciare. Non consentiremo a nessuno, in vista delle prossime elezioni, di fare passerelle sulle nostre vite». Sale la rabbia nella...
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Nell'area metropolitana la tensione è alta. Tutti i lati della crisi storica sono ancora aperti, da Giugliano con le ecoballe di Taverna del Re all'area di Acerra-Marigliano con l'aumento dei roghi, nonostante cinque anni di promesse regionali e due di promesse nazionali. Delusione in entrambi i casi. E sia De Luca sia Costa si preparano. Il primo mette le mani avanti. «La Regione - dice ai microfoni di Lira Tv - è l'unica istituzione che sta lavorando per la rinascita della Terra dei fuochi. Qui si misura la differenza tra i parlatori e i realizzatori». E perché il messaggio arrivi chiaro aggiunge: «La Regione sulla Terra dei Fuochi sta mettendo in campo interventi definitivi; governo, ministero dell'Ambiente, altre istituzioni, sono inesistenti». Da Costa, invece, toni più concilianti. «Dai cittadini l'invito è chiaro - ha commentato -. Su bonifiche e azioni contro i roghi ho presentato idee precise e concrete». Ma pochi fatti, replicano i comitati di protesta, che non nascondono la delusione. Dai due anni di governo, con all'Ambiente il generale del Corpo forestale che conosceva meglio di chiunque il dramma di queste terre, ci si attendeva una terapia d'urto. Invece i problemi sembrano aumentare.
Nel 2019 c'è stato un aumento dei roghi censiti di almeno il 25%. Quattromila erano i roghi nel periodo 2012/2013; poi scesi a 1500 nel 2018, dopo l'arrivo dell'esercito. Ma nel 2019 si è tornati a 2mila. I numeri, ovviamente, sono relativi ai soli interventi ufficiali dei Vigili del fuoco nello spegnimento degli incendi. C'è un numero importante anche di piccoli roghi non rilevati, che spuntano in ogni angolo tra il litorale domizio e l'entroterra, fino al nolano. Lo sanno bene i cittadini che percorrono i grandi assi viari della provincia. Dalla circumvallazione esterna di Napoli, la superstrada della Terra dei fuochi, alle sopraelevate dell'Asse mediano. Se dall'alto si vedono i fumi, sotto i piloni crescono gli scarichi. Elettrodomestici, calcinacci, sui collegamenti di Afragola, Casalnuovo, verso i centri commerciali, verso la stazione Tav. E si vedono poco anche i militari. La ragione è semplice: 155 dei 200 soldati (escono in pattuglie di 3) sono stati collocati alla vigilanza presso i siti di stoccaggio lasciando così scoperte molte aree interne. Meglio, invece, le operazioni preventive. I controlli a monte presso la rete di piccole aziende, dove, nella economia illegale, spesso parte la filiera dei roghi per occultare i materiali di scarto. Proprio ieri tra Giugliano e Villa Literno sono state sequestrate 5 attività per la mancata compilazione del registro rifiuti. Operazioni che vengono condotte tutte le settimane, con numeri importanti. Ma proprio questi testimoniano l'ampiezza ancora rilevante del fenomeno, che non sembra essere stato intaccato dalle politiche regionali e nazionali di questi anni, e che sarà sicuro protagonista della prossima campagna elettorale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino