Terremoto a Firenze, quella faglia vecchia 500 anni in cerca di spazio che agita l'Appennino

Terremoto a Firenze, quella faglia vecchia 500 anni in cerca di spazio che agita l'Appennino
Cent'anni dopo, il Mugello torna a far paura. Uno sciame sismico iniziato domenica alle 20.38 e composto da oltre 120 scosse di cui almeno dodici con magnitudo superiori a 3.0...

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Cent'anni dopo, il Mugello torna a far paura. Uno sciame sismico iniziato domenica alle 20.38 e composto da oltre 120 scosse di cui almeno dodici con magnitudo superiori a 3.0 sta interessando la provincia di Firenze. Il picco di magnitudo 4.5 è stato registrato alle 4.37 di lunedì notte e tra la popolazione più anziana sono riemersi i terribili ricordi di genitori e nonni riguardo il terremoto del 29 giugno 1919 di magnitudo 6.4 che causò la morte di un centinaio di persone oltre a danni notevoli alle abitazioni. Prima ancora, nel 1542, ci fu un altro grande evento sismico nella stessa zona, la cui faglia pare connessa alla sequenza attuale. L'area del Mugello è quindi assai nota ai sismologi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che stanno analizzando l'enorme mole di dati per comprendere nel dettaglio il meccanismo focale che ha innescato la sequenza sismica - che pare non sia ancora esaurita e potrebbe dar luogo a scosse di intensità superiore alla massima finora registrata - fa parte del sistema di bacini distensivi che caratterizzano il lato tirrenico dell'Appennino centro-settentrionale, a partire dalla Lunigiana fino all'Abruzzo ed è tipico dei terremoti appenninici.


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Lo sciame sismico che sta vivendo il Mugello ricorda che la zona è caratterizzata da alta pericolosità sismica, come testimoniato dalla Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale (MPS04) e dai forti terremoti avvenuti in passato. La sequenza iniziata domenica sta interessando in particolare i comuni di Barberino di Mugello, Scarperia e San Piero in provincia di Firenze. L'inizio è avvenuto alle 20.38 con un evento di magnitudo 2.6 e per ora il culmine è rappresentato dall'evento di magnitudo 4.5 registrato alle 4.37. Il meccanismo che li ha generati è tipico di tutti i terremoti che avvengono negli Appennini, ossia di tipo estensionale, nel quale la crosta terrestre si distende nell'area compresa tra la costa tirrenica e quella adriatica. Nella memoria dei più anziani c'è l'evento sismico del 29 giugno 1919 e sabato a Borgo San Lorenzo ci sarà il convegno «Il terremoto del 29 giugno 1919 e la sismicità in Mugello» organizzato dall'Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr, Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze, Ingv, Società Geologica Italiana e Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr: l'occasione per comprendere meglio la tettonica di quest'area appenninica.
 

Prima del terremoto del 1919 le cronache riportano di un altro evento catastrofico avvenuto nel 1542 con una magnitudo stimata di non meno di 6.0. La sequenza sismica di queste ore è riconducibile alla faglia che si è attivata proprio nel 1542, e non a quella che innescò il sisma di un secolo fa. Gli eventi recenti distano appena 8 chilometri NordOvest dall'area colpita nel 1542, mentre l'area del 1919 dista oltre 20 chilometri a Est. Al Mugello nell'ultimo decennio sono avvenute almeno tre sequenze sismiche con terremoti di magnitudo superiore a 4.0, quindi quanto sta avvenendo in queste ore non è nulla di anomalo. Nel 2008 ci furono due scosse di magnitudo superiore a 4.0, nel 2009 un terremoto raggiunse magnitudo 4.2 e fu accompagnato da 70 repliche, nel 2015 si ebbe un sisma di magnitudo 4.3. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino