Terremoto. La strage nel Paese d'argilla

Nel marzo 1784, dopo i 30mila morti causati dallo Tsunami di Messina dell’anno precedente, Ferdinando IV di Borbone impose con Regio decreto di portare lo spessore delle...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nel marzo 1784, dopo i 30mila morti causati dallo Tsunami di Messina dell’anno precedente, Ferdinando IV di Borbone impose con Regio decreto di portare lo spessore delle murature a 65 centimetri. Ma da costruire con mattoni o pietre di piccole dimensioni. Il sisma di Casamicciola del 1883 2.300 vittime e il giovane Benedetto Croce estratto vivo dalle macerie spinse il Regno d'Italia a limitare, con la legge n.1985, a dieci metri le altezze delle nuove costruzioni. Il primo di uno degli innumerevoli decreti sulle «norme tecniche ed igieniche obbligatorie per le riparazioni ricostruzioni e nuove costruzioni degli edifici pubblici e privati nei luoghi colpiti dal terremoto» è del 1909. Dopo gli altri 100mila morti tra Messina e Reggio Calabria. Quindici anni dopo, con i sismi di Siena e Grosseto, il legislatore introdusse il concetto di «zonazione», che negli anni sarà sempre più affinato. Ci vuole la tragedia del Belice (1968) per legare il cemento armato alla «progettazione, calcolo, esecuzione e collaudo di costruzioni con strutture prefabbricate in zone asismiche e sismiche». Con il Friuli, 1976, diventa obbligatoria la «duttilità strutturale». La distruzione dell'Irpinia, 1980, «realizza» il vecchio sogno di Pertini, con la protezione civile che diventa un dipartimento.


Norme e regole non sono mai mancate. Ma nell'infinita corsa a due tra la violenza della natura e i tentativi del legislatore di limitare i danni, lo Stato è sempre un o due passi indietro. In quest'ottica ci vogliono i 27 morti della scuola di San Giuliano di Puglia, nel 1999, per spingere il governo a fare la prima vera mappatura delle zone sismiche del Paese, mentre dopo i fatti dell'Emilia Romagna nascono i microzonaggi, dove per una volta il rischio sismico è calcolato non più in relazione di un'area omogenea, ma anche di un singolo Comune.

Perché nella lotta (normativa) contro la natura due sono le certezze: s'interviene soltanto a tragedie avvenute, incuranti del concetto di prevenzione, e nessuna delle tante leggi ha evitato il ripetersi delle solite, sconvolgenti immagini del day after: a Messina nel 1908, nell'Irpinia del 1890 o ieri ad Amatrici i terremoti lasciano sempre e soltanto macerie e cadaveri nascosti sotto le pietre. Cadono case e monumenti antichi, ma crollano anche edifici e viadotti di nuova generazione.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino