Nel marzo 1784, dopo i 30mila morti causati dallo Tsunami di Messina dell’anno precedente, Ferdinando IV di Borbone impose con Regio decreto di portare lo spessore delle...
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Norme e regole non sono mai mancate. Ma nell'infinita corsa a due tra la violenza della natura e i tentativi del legislatore di limitare i danni, lo Stato è sempre un o due passi indietro. In quest'ottica ci vogliono i 27 morti della scuola di San Giuliano di Puglia, nel 1999, per spingere il governo a fare la prima vera mappatura delle zone sismiche del Paese, mentre dopo i fatti dell'Emilia Romagna nascono i microzonaggi, dove per una volta il rischio sismico è calcolato non più in relazione di un'area omogenea, ma anche di un singolo Comune.
Perché nella lotta (normativa) contro la natura due sono le certezze: s'interviene soltanto a tragedie avvenute, incuranti del concetto di prevenzione, e nessuna delle tante leggi ha evitato il ripetersi delle solite, sconvolgenti immagini del day after: a Messina nel 1908, nell'Irpinia del 1890 o ieri ad Amatrici i terremoti lasciano sempre e soltanto macerie e cadaveri nascosti sotto le pietre. Cadono case e monumenti antichi, ma crollano anche edifici e viadotti di nuova generazione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino