Elezioni politiche, no di Azione al voto utile: «La sinistra come il M5S»

Elezioni politiche, no di Azione al voto utile: «La sinistra come il M5S»
Si stuzzicano, si punzecchiano, si studiano e si rincorrono. E man mano che la data delle urne si avvicina, sempre meno se le mandano a dire. Carlo (Calenda) ed Emma (Bonino),...

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Si stuzzicano, si punzecchiano, si studiano e si rincorrono. E man mano che la data delle urne si avvicina, sempre meno se le mandano a dire. Carlo (Calenda) ed Emma (Bonino), Emma e Carlo: alleati fino a ieri, rivali oggi. L'un contro l'altra schierati nel collegio uninominale al Senato di Roma centro. Quello delle ztl e degli appelli di Letta al voto utile. Che attacca Calenda è utile solo se serve a riportare l'attuale premier a Palazzo Chigi.

 

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Perché «l'obiettivo mette in chiaro il front runner del Terzo polo da Vicenza non è bloccare la destra e basta, che non serve a niente, ma andare avanti con un governo Draghi di larga coalizione». Una stoccata ai dem, che sull'appello a «fermare la Meloni» hanno centrato praticamente tutta la propria campagna elettorale.
Ma «cos'è il voto utile se non si può fare il rigassificatore?», chiede Calenda dal palco (stavolta) di Verona. «Cos'è il voto utile se non si può decidere se appoggiare o no l'Ucraina?» (e qui la stoccata è ai contrasti nel centrodestra sul fronte della politica estera). «Cos'è il voto utile se dicono da un lato ti faccio la patrimoniale e dall'altro ti levo ogni tassa? Due cose stupide chiosa tranchant e impossibili da farsi». Dunque, «riportare Draghi a Palazzo Chigi, con un governo di unità nazionale» che, per il leader di Azione, sarà l'unico sbocco possibile «se avremo almeno il 10-12 per cento».


BOTTA E RISPOSTA
Ma Calenda, oltre che con Letta, torna a scagliarsi anche contro +Europa. La lista con cui a lungo aveva condiviso il simbolo, prima della rottura con fronte del centrosinistra. «L'aspetto più triste della campagna elettorale twitta è l'involuzione di Bonino, Della Vedova e Magi. Ripetono a pappagallo gli slogan del Pd osserva Calenda solo con più aggressività e volgarità. Tutti protetti nei collegi uninominali, con il partito abbandonato all'1%».


E ancora, diretto all'ex ministra degli Esteri: «Ha accettato di farsi strumentalizzare dal Pd facendosi candidare a Roma contro di me. E nonostante abbiamo ripetuto tante volte che per noi la porta resta aperta alla collaborazione chiosa Calenda continuano ad usare toni da Cinquestelle. Peccato». Replica, da +Europa, Della Vedova: «Carlo, io casomai ripeto con convinzione slogan che erano tuoi fino a pochi giorni fa. Tu hai cambiato idea su Salvini e Meloni (come su Renzi: bastava nominarlo per farti imbestialire). Io no: fattene una ragione».


Non entra nella polemica Matteo Renzi, che invece sceglie di punzecchiare la leader di FdI. «Le ho mandato un messaggio racconta l'ex premier dalla presentazione del suo libro a Ischia Guarda Giorgia, non so se vinci ma sappi che ogni due anni faccio cadere un governo...».

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Il Mattino