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«A tappe forzate». Il primo obiettivo è chiaro: arrivare a giovedì con lo schema di governo definitivo. O almeno, come ovvia estrema ratio, arrivare alle prime sedute di Camera e Senato (rispettivamente giovedì e venerdì) con in tasca i nomi dei nuovi presidenti. Senza sorprese o votazioni a vuoto che allungherebbero pericolosamente i tempi e non darebbero l’atteso segnale di stabilità. Per questo, spiegano, se a palazzo Madama sembra quasi fatta per il cofondatore di FdI ed ex ministro Ignazio La Russa (con sullo sfondo il leghista Roberto Calderoli), a Montecitorio alla fine l’intesa dovrebbe trovarsi attorno al leghista fedelissimo di Matteo Salvini Riccardo Molinari.
Se invece si dovessero invertire le caselle, a guidare la Camera sarebbe Fabio Rampelli di FdI e al Senato, appunto Calderoli. Niente da fare comunque per Giancarlo Giorgetti che pure gode di ottima stima dalle parti di via della Scrofa. Superato lo scoglio delle Aule (e incassato il mandato da parte del presidente Sergio Mattarella), la prima casella da occupare per innescare l’effetto domino di incastri che porterà a completare la squadra, è senza dubbio il Mef.
La pratica è però spinosa per Giorgia Meloni che al momento avrebbe incassato il niet del membro del board Bce Fabio Panetta (che resta il suo preferito) e visto sfumare anche il nome dell’ex ministro Domenico Siniscalco o dell’ex direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, e quindi continua la ricerca. Tra i papabili sono spuntati l’ex ragioniere generale dello Stato Mario Canzio e il presidente della divisione Imi di Banca Intesa Gaetano Micciché. Quest’ultimo, fratello dello storico esponente di Forza Italia Gianfranco, è però considerato in corsa anche per il Sud, dicastero occupato in passato proprio dal Gianfranco. Per il Sud però c’è in corsa anche un altro autorevole siciliano come l’ex governatore Nello Musumeci di FdI.
Poche nuove per Interno, Difesa e Esteri. I più accreditati in questa fase restano rispettivamente l’ex prefetto di Roma Matteo Piantedosi (avanti rispetto a Matteo Salvini), il presidente del Copasir Adolfo Urso e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Anche perché, ieri, è arrivato la smentita della numero uno del Dis Elisabetta Belloni, accreditata come candidata alla Farnesina: «Non farò il ministro».
Ancora screzi attorno alla Salute. Il candidato più forte pare il presidente della Croce rossa internazionale Francesco Rocca, che è avanti all’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, all’ex direttore generale dell’Ema Guido Rasi, al primario “star del Covid” Roberto Bassetti e, soprattutto, a Licia Ronzulli.
Il Mattino