Stile classico, con le lenzuola annodate, e almeno finora con un piano perfetto: tre pericolosi detenuti della casa di reclusione «Giuseppe Barraco» nel centro di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Hanno segato le sbarre della finestra con un seghetto sono saliti sul tetto e poi, utilizzando le lenzuola annodate come funi, sono saltati sul muro esterno hanno calato altre lenzuola e sono fuggiti. È il primo caso di evasione dalle case di reclusione di Favignana, che ospita detenuti da secoli. Dal 2011 il vecchio carcere costruito attorno al castello di san Giacomo è stato chiuso e i condannati sono ospitati nella struttura rinnovata in via Aurelio Padovani, sempre nel cuore del piccolissimo centro abitato dell'isola. Scardino e Mangione erano stati trasferiti da qualche mese dopo aver tentato di fuggire dall'istituto di pena di Siracusa. Nonostante lo spostamento «punitivo», erano stati messi nella stessa cella. Un'anomalia evidente sulla quale, oltre alla procura trapanese che ha aperto un fascicolo sull'evasione, intende far luce anche il Dap, che ha aperto un'inchiesta interna. Adriano Avolese nel 2002 a Pachino (Sr) uccise Sebastiano Di Rosa, 24 anni, per una vendetta nei confronti del fratello della vittima, Salvatore, che avrebbe insidiato la moglie. La Cassazione ha confermato le condanne a 25 anni di reclusione per il fratello Giuseppe, all'ergastolo per il padre Mario, e a 30 anni per Dino Lentinello. Secondo le indagini della polizia la vittima fu picchiata selvaggiamente con pugni, calci e colpi di bastone. Il corpo venne gettato in un appezzamento di terreno e dato alle fiamme.
Adriano confessò il delitto ma scagionò i congiunti.
Il Mattino