Prove di trattativa tra Donald Trump e Julian Assange, il fondatore di Wikileaks nel mirino delle autorità americane per aver rivelato nel 2010 circa 250 mila cable...
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In agosto è volato a Londra per incontrare Assange, che dopo l'archiviazione dell'inchiesta svedese per violenza sessuale continua a vivere nell'ambasciata ecuadoregna per il timore di essere arrestato ed estradato in Usa, anche se nei suoi confronti non è stata ancora formalizzata alcuna accusa. Ma in maggio il ministro della Giustizia Jeff Session aveva detto che il suo arresto è «una priorità». Nei giorni scorsi il deputato ha telefonato al capo di gabinetto della Casa Bianca John Kelly per creare una linea diretta fra Assange e un rappresentante di Trump. Sul piatto del possibile 'deal' ha messo la grazia o «qualcosa di simile» in cambio di un 'drivè o di altri supporti di memoria che proverebbero l'estraneità della Russia agli hackeraggi ai danni del partito democratico e dell'allora capo della campagna di Hillary, John Podesta. Una fonte della Casa Bianca ha confermato la telefonata in merito a questo piano precisando che Kelly ha suggerito al congressman che sarebbe meglio rivolgersi alla comunità dell'intelligence. Inoltre ha precisato che Kelly non ha informato Trump della richiesta e che il presidente non conosce i dettagli della proposta.
Dal canto suo Wikileaks ha sostenuto che Assange non ha mai chiesto una grazia durante l'incontro con Rohrabacher ma non ha rivelato se il suo fondatore ha chiesto al deputato di portare un messaggio al presidente Usa.
Il Mattino