Donald Trump lima i dettagli del bando-bis sugli arrivi da sette paesi musulmani, per evitare nuovi intoppi e problemi giudiziari. La proposta allo studio assicura che non ci...
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Il tutto mentre si riaccende il dibattito sul conflitto di interesse, con i figli Eric e Donald Jr a Dubai per l'inaugurazione di un club da golf Trump, e le polemiche sulla residenza in Florida, in cui si intrecciano politica e affari, con una corsa di molti Vip a diventarne soci per la cifra di 200.000 dollari l'anno, così da guadagnare un 'biglietto di prima filà per il presidente. È però il bando degli arrivi da sette paesi a maggioranza musulmana la misura su cui c'è maggiore interesse. Dopo la bufera sul primo decreto, che si è tradotto nella sconfitta in tribunale della linea della Casa Bianca, Trump è intenzionato a curare nei dettagli la misura, attesa la prossima settimana. «Il presidente sta contemplando un decreto, al quale questa volta» avrà «la possibilità di lavorare», soprattutto nella sua attuazione assicurando che «nessuno resti bloccato nel sistema mentre è in viaggio, come accaduto con il primo decreto», preannuncia John Kelly, il segretario al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, il quale sottolinea che il bando è solo una pausa per concedere alle autorità il tempo necessario per valutare i sistemi di controllo dei sette paesi nella lista. Impegnato nel riscrivere il decreto, Trump tiene anche le "audizioni" per sostituire Mike Flynn, l'ex segretario alla sicurezza nazionale dimessosi in seguito ai rapporti troppo stretti con la Russia. Una sostituzione che si sta rivelando più difficile del previsto, dopo il rifiuto dell'ex Navy Seals Robert Harward.
Dalla lista dei papabili, secondo indiscrezioni, è uscito l'ex capo della Cia David Petraeus.
Il Mattino