Trump, caos e proteste all'aeroporto di New York dopo lo stop ai rifugiati

NEW YORK - Trump firma lo stop agli immigrati provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica, quelli considerati più a rischio in chiave terrorismo, e in tutti gli Stati...

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NEW YORK - Trump firma lo stop agli immigrati provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica, quelli considerati più a rischio in chiave terrorismo, e in tutti gli Stati Uniti infiammano polemiche e proteste.


Teatro principale di una giornata davvero complessa il terminal 4 dell’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York. Lo scalo aereo più importante al mondo si è trasformato nel giro di poche ore in un'arena nella quale hanno iniziato a riversarsi migliaia e migliaia di manifestanti provenienti da ogni angolo della città. Proprio lì, infatti, sono state fermate le prime persone provenienti da Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen. Tutte munite regolarmente di visto o di carta verde, tutte vittime del nuovo ordine esecutivo firmato soltanto poche ore prima.
Famiglie divise, incomprensione, addirittura stupore. Una colossale doccia fredda per tutti coloro che si sono ritrovati ad essere “accolti” da un Paese che di colpo gli ha voltato le spalle e sbattuto la porta in faccia.

Ma, proprio in queste ore così turbolente, i newyorkesi hanno avuto la capacità di riorganizzare le proprie fila e mettersi in qualche modo a disposizione dei malcapitati, bloccati per ore nel perimetro interno dello scalo. Da una piccola concentrazione a una folla nel giro di una manciata di minuti. Tra gli altri, tanti giovani avvocati accorsi spontaneamente per prestare assistenza legale nel tentativo di sbrogliare una matassa davvero intricata. Battente il tam-tam sulle reti sociali, irrobustito da appelli più illustri come quello del regista Michael Moore, nemico giurato di questa nuova amministrazione.

 
Un’America, insomma, che stenta a riconoscersi nelle scelte improvvise e tremendamente concrete del suo nuovo leader. Nelle scorse settimane, infatti, ci si era convinti che alla propaganda elettorale di Trump avrebbe fatto seguito un atteggiamento più moderato. E invece il tycoon, passo dopo passo, sta realizzando quasi frettolosamente quanto promesso. Un atteggiamento che i media, ma anche e soprattutto la gente, faticano ancora a mettere a fuoco.


E intanto, a notte fonda oramai, le proteste non si placano e già si rinnova l’appuntamento alle prime luci dell’alba di quella che sarà un’altra giornata rovente, a dispetto del tipico clima domenicale della Grande Mela. Un clima che, almeno per il momento, gli statunitensi sembrano disposti ad accantonare per reagire in qualche modo a delle prese di posizione che poco o nulla hanno a che vedere con i messaggi di distensione e di integrazione lanciati da Obama negli ultimi otto anni.



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Il Mattino