NEW YORK - Nell’era dei social network, guerra e pace danzano su Twitter. In special modo se alla Casa Bianca siede chi di Twitter ha fatto uno strumento insostituibile:...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Eccoli:
«Kim Jong Un della Corea del Nord ha preso una decisione molto saggia e molto ben ragionata. L’alternativa sarebbe stata tanto catastrofica quanto inaccettabile!».
L’alternativa, insomma, sarebbe stata una guerra nucleare di cui nessuno, tra politici, diplomatici, militari ed analisti, sarebbe in grado di immaginare le conseguenze.
Le parole del presidente statunitense si infilano nella scia tracciata soltanto poche ore fa dallo stesso dittatore nordcoreano che aveva affermato, attraverso una nota stampa, di voler aspettare ancora prima di scatenare l’inferno sul territorio a stelle e strisce di Guam.
Una pausa dettata dalla volontà di capire ciò che nella stessa dichiarazione figura come la «condotta folle e stupida degli Yankee».
Insomma, imperversa il fare dispregiativo e continuano le provocazioni, di fatto funzionali se non addirittura necessarie nel quadro della retorica di Kim, ma frena la macchina bellica. Con Trump che ringrazia e che in qualche modo addirittura incassa, tornando a vestire i panni del moderato, non più guerrafondaio. Questo nel tentativo di scrollarsi di dosso un’altra polemica, quella furibonda dei fatti di Charlottesville e di quei suprematisti bianchi che fatica a condannare così come il Congresso, i media ed una fetta assai ampia dei suoi stessi sostenitori si sarebbero aspettati.
Nel frattempo, comunque, il tanto temuto conflitto orientale sembra scongiurato. Almeno fino al prossimo tweet. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino