Trump, l’impeachment è cominciato. Prima ancora che diventasse presidente

Trump, l’impeachment è cominciato. Prima ancora che diventasse presidente
L’impeachment è cominciato. Prima ancora che Trump diventasse presidente. Una via di mezzo tra strumento di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’impeachment è cominciato. Prima ancora che Trump diventasse presidente.


Una via di mezzo tra strumento di propaganda dei democratici ed effettivo rischio giudiziario per i repubblicani.

Il primo, autentica clava politica con cui menare mazzate in vista delle elezioni 2020, è evidente sin dalla notte in cui Hillary e il suo staff si sono ritrovati con le spalle al muro a dover scegliere una narrativa della sconfitta. Sin da quando, cioè, dal mazzo hanno pescato la carta Russia.

LEGGI ANCHE Trump pronto al ritorno in tv: per il dopo-presidenza si prepara "The apprentice: White House"

Il secondo, invece, è oggettivamente vuoto. Perché se è vero che la Camera, a maggioranza dem, ha formalmente aperto le danze sul fronte Ucraina, è altrettanto vero che al Senato, a maggioranza repubblicana, i due terzi necessari per la messa in stato di accusa del presidente non ci saranno mai.

Nel frattempo, però, lo spettacolo deve andare avanti.

“The show must go on”, come dicono gli americani.

E proprio di show si tratta, considerate le dirette televisive degne di un reality, con tanto di speciali e contro speciali di commento a seguire.

Quasi un’industria oramai che, peraltro, vende molto bene. Dai giornali agli ascolti, da Cnn a Fox News, da sinistra a destra.



Il punto e dovere di un’analista, però, è quello di allontanarsi dal reality per tornare alla realtà della politica.

Una politica in cui Trump sembra essere effettivamente in affanno, con la sconfitta dei suoi candidati governatori, prima in Kentucky e poi in Louisiana. Quest’ultima come una ferita fresca e ancora grondante, maturata soltanto sabato con un risicatissimo 51 a 49 percento. Eppure significativa perché, per la seconda volta nel giro di un mese, incassata in uno Stato roccaforte dei repubblicani.

Ma tutti sanno che la partita nazionale sarà altra cosa.

Specie se considerati, da un lato, il potenziale dell’uragano mediatico tycoon e, dall’altro, il sovraffollamento che persiste in una squadra di sinistra apparentemente incapace di scegliersi un capitano e in cui addirittura ritorna popolare il nome di Hillary.


Leggi l'articolo completo su
Il Mattino