Ha scommesso sull'Italia. È partita per poi tornare nel paese d'origine. E qui realizzare il suo sogno: aprire la strada a una nuova frontiera nella lotta contro il...
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Loretta Del Mercato, 38 anni, super scienziata di origini campane, oggi lavora all'Istituto di nanotecnologie del Cnr di Lecce in Puglia: «Qui ho tutto ciò che mi serve, è un polo di eccellenza di fama internazionale: un ambiente multidisciplinare che permette di interagire con medici, fisici, matematici e così via», assicura. L'idea che ha sbaragliato la concorrenza, consentendole di conquistare la vittoria, è stata quella di progettare e realizzare modelli in vitro tridimensionali di cancro del pancreas, alternativi a quelli animali: consentiranno di monitorare le interazioni delle cellule tumorali con il loro microambiente e prevedere la risposta dei singoli pazienti a una o più terapie. Così scegliere quella più giusta.
Un approccio di grande importanza, spiega Loretta del Mercato: «Il progetto affronta uno degli aspetti fondamentali della medicina di precisione che richiede ai medici di individuare una cura personalizzata per ognuno, proprio come un sarto che deve cucire un vestito su misura». Quando si parla di oncologia diventa tutto più evidente, dati i pesanti effetti collaterali delle maggiori terapie disponibili e i costi stellari. «Con l'istituto tumori "Giovanni Paolo II" di Bari, ci concentreremo prevalentemente sul cancro al pancreas che si diagnostica tardi, con aspettative di vita di pochi mesi, casi in cui gli oncologi hanno necessità di capire rapidamente se una terapia può funzionare - precisa la ricercatrice -. Ma sono modelli che si possono estendere anche ad altre forme di tumori o alla medicina rigenerativa».
Nata a Napoli, infanzia ad Agropoli, Loretta si è laureata in biotecnologie alla Federico II di Napoli, periodo che ricorda come «il più bello della mia vita». Nel 2004, il dottorato in Puglia. E poi una vita peregrina - Olanda e Germania - fino al ritorno in patria nel 2010, anche se non nell'amata città di quando era studentessa. «Amo Napoli, ci faccio un salto appena posso». A Lecce ha concepito, e svilupperà, il progetto vincitore. Che, come se non bastasse il riconoscimento a farle onore, ha un merito in più: è stato scritto mentre allattava. «La chiusura del bando ha coinciso con la nascita della mia seconda bimba - racconta -: a dieci giorni dalla scadenza, mia madre mi portava la neonata. L’allattavo e poi riprendevo». Un grande sacrificio ma ne è valsa la pena.
«In Italia si dovrebbe fare molto di più per le donne lavoratrici e madri: gli asili chiudono troppo presto e aprono troppo tardi. Se non hai chi può darti una mano, è dura». Così Del Mercato, adesso mamma di due figli (la neonata di 11 mesi e un'altra di sei) racconta alcuna delle difficoltà che ha dovuto affrontare in questi anni. Ma non sono le sole: infatti nonostante tutto, come una buona fetta dei ricercatori italiani, è ancora precaria.
«La maggior parte dei contratti dura un anno, se va bene. Spesso mi sono scoraggiata, perché con finanziamenti di così breve durata è complicato impostare la propria attività». I soldi del progetto le consentiranno di avere un attimo di respiro: «Potrò fare una programmazione quinquennale che non è cosa da poco e pagare uno staff di sette giovani per lavorare insieme». Italiani, napoletani? «Anche, ma non escludo nessuno: voglio un team internazionale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino