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Sul fronte della cura dei tumori, la pandemia Covid «ha avuto un doppio impatto negativo: si sono eseguiti meno screening oncologici e le diagnosi sono state tardive». Ma «nelle regioni del Sud Italia si sta facendo molta più fatica a recuperare quanto non fatto».
A puntare l'attenzione sul tema è Cesare Gridelli, direttore dell'unità operativa di oncologia medica dell'azienda ospedaliera Moscati di Avellino e past president dell'associazione italiana di Oncologia Toracica (Aiot), in uno speciale AnsaIncontra, trasmesso oggi su ansa.it.
«Ancora oggi paghiamo lo scotto della pandemia, con pazienti oncologici che hanno trascurato sintomi e arrivano dall'oncologo con una diagnosi di tumore in stadio molto avanzato, anche perché le persone avevano timore di contagiarsi recandosi presso le strutture sanitarie.
In particolare, la preoccupazione è per le regioni del Sud, dove «abbiamo un'incidenza minore di tumori ma maggior mortalità. Il timore è che potremo pagare questo effetto negativo ad ancor maggior prezzo. Serve un grande sforzo per recuperare questo gap. Si sta incrementando l'attività ma abbiamo ancora molto arretrato».
Le terapie sono migliorate ma di tumore ancora si muore, «bisogna investire con programmi ad hoc per sensibilizzare le popolazioni su una prevenzione primaria, basata su corretti stili di vita, e secondaria, basata sulla diagnosi precoce della malattia».
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