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C’è una speranza in più per la diagnosi precoce e la cura di una delle malattie rare più temibili, che colpisce bambini e adolescenti fino ai 15 anni. Circa 15.000 ogni anno nel mondo, 130 in Italia. Il neuroblastoma è un tumore maligno che ha origine dai neuroblasti, cellule presenti nel sistema nervoso simpatico ed è considerato la prima causa di morte e la terza neoplasia per frequenza dopo le leucemie e i tumori cerebrali dell’infanzia.
La scoperta è dei ricercatori napoletani. Gli studiosi, guidati da Mario Capasso e Achille Iolascon, del Ceinge e rispettivamente, professore associato e ordinario di Genetica medica dell’Università Federico II, hanno infatti identificato i fattori genetici che predispongono al neuroblastoma.
Analisi computazionali avanzate, indagini condotte dall’esperto bioinformatico Ferdinando Bonfiglio, primo autore del lavoro. «Con predisposizione genetica ci si riferisce alla maggiore probabilità, rispetto alla media, che un bambino ha di sviluppare un tumore - chiarisce Iolascon –. Quindi i risultati di questa ricerca hanno rilevanti implicazioni cliniche; infatti sono utili a migliorare la diagnosi redendola sempre più precoce e certa e a migliorare la gestione clinica del paziente indirizzando il medico verso l’utilizzo di trattamenti personalizzati».
I risultati della ricerca, finanziata dalla Opnd Onlus, Fondazione Italiana per la Lotta al neuroblastoma e Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati su eBioMedicine del gruppo editoriale “The Lancet”. Inoltre, tutti i dati genetici sono stati resi disponibili in un database online che altri studiosi potranno liberamente consultare per sviluppare nuove ricerche. E lo studio ha investito anche altre patologie, come l’autismo. «Un altro dato interessante che emerso da questa ricerca è che alcune delle mutazioni trovate in questi bambini sono associate anche allo sviluppo di malattie del neurosviluppo, ad esempio i disturbi dello spettro autistico. I risultati raggiunti sono utili anche a meglio comprendere i meccanismi molecolari che sono alla base dello sviluppo di malattie non oncologiche», conclude Capasso.
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